parafarmacie«Nel settore della distribuzione del farmaco la coperta non è solo corta, ma è anche “bucata”, perché qualcuno si diverte a tagliarla nottetempo attraverso la “strategia del pianto”, vecchia pratica attraverso la quale, ripetendo all’infinito un concetto, l’opinione generale si convince che ciò rappresenti la realtà». Ad affermarlo sono il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e la Confederazione Unitaria delle Libere Parafarmacie Italiane, che fanno riferimento in particolare al fatto che le parafarmacie «non sono in crisi e non ne chiudono 8 su 10». Per cui, «le liberalizzazioni non sono un fallimento. Chi afferma il contrario, Mandelli compreso, è pregato a fornire dati certificati ed incontrovertibili o tacere».

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Le due sigle non negano che alcune situazioni di criticità esistano, ma le ritengono «fisiologiche in un sistema di mercato». «In questo momento – proseguono – è necessario far comprendere a tutti i colleghi, anche quelli che non hanno una parafarmacia, che per bloccare un disegno ormai avviato di apertura del settore, si sta cercando con l’aiuto di una sparuta truppa, peraltro ingannata, di ipotecare il loro futuro. Il disegno è quello di far chiudere le parafarmacie, riservando a pochi, pochissimi eletti, un posto al sole, ovvero la farmacia. Qualcuno forse si rammenta del tentativo fatto nella scorsa legislatura di riassorbimento di alcune parafarmacie in cambio del blocco dei codici univoci, ebbene quel disegno inconfessabile, perché fallimentare, dopo un lungo restyling è ancora in piedi». In conclusione, MNLF e CULPI ritengono che «l’unica soluzione al fatto che la coperta è corta non è di continuare a tirarla da un lato o dall’altro, ma di sostituirla con una più lunga, ovvero aprire alla farmacia non convenzionata e al libero esercizio della professione».

«Chi non vede un futuro per le parafarmacie che dice di rappresentare e si allinea con chi le vuole distruggere – ha affermato da parte sua Matteo Branca, presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane – si faccia da parte e lasci lavorare a loro tutela chi invece un futuro lo vede eccome. La misura è colma: dopo i danni fatti sulla strada disastrosa del riassorbimento, c’è chi ora parla in termini umilianti e degradanti di migliaia di farmacisti di parafarmacia che non rappresenta, millanta dati e numeri inesistenti e inventati per simulare conclusioni arbitrarie e strumentali a disegni nebulosi. Assecondato non a caso da chi è da sempre ostile a noi e alle liberalizzazioni». Il dirigente quindi aggiunge: «Cavalcare le difficoltà che ogni giorno affrontano con coraggio e dedizione i nostri fieri colleghi per dipingere le parafarmacie come realtà fallimentari è cinico, irresponsabile e manipolatorio».

Il presidente delle Libere Parafarmacie Italiane, Ivan Giuseppe Ruggiero, infine, ha dichiarato: «Mi meraviglia molto che oggi tutti si siano resi conto che il malessere della nostra categoria sono i “capitali”. Ma la colpa non è delle parafarmacie. E stigmatizzo le posizioni di chi usa il capitale come “foglia di fico” per andare contro possibili interventi e soluzioni, come le liberalizzazioni, a favore delle parafarmacie e dei farmacisti titolari di parafarmacia». Il dirigente osserva quindi che «una liberalizzazione del settore con fuoriuscita di farmaci dal canale farmacia non va strumentalizzata e confusa come ulteriore regalo dato al “capitale”. Il capitale ha già la fascia C, come la fascia A, come tutta la farmacia». Ruggiero spiega poi che la sua sigla «si sta impegnando, in collaborazione con alcuni partiti di governo, a realizzare emendamenti per risolvere senza rattoppi la situazione di emergenza dei farmacisti titolari di parafarmacia. Abbiamo prospettato un dossier al ministero della Salute che individua una nuova visione di welfare allargato alle parafarmacie. Che se opportunamente integrate sul territorio, tra Asl, Regioni e cittadini, potrebbero rappresentare una risorsa per il Paese».

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