L’approvazione della legge sulla Concorrenza ha suscitato reazioni anche sensibilmente diverse all’interno della categoria dei farmacisti. La maggior parte di questi ultimi, però, è apparsa piuttosto pessimista di fronte alle novità in arrivo. In particolare, il tema che ha suscitato maggiori preoccupazioni è senza dubbio quello legato all’ingresso delle società di capitali nella proprietà delle farmacie. Tuttavia, secondo Erika Mallarini, della Scuola di direzione aziendale – Sda Bocconi, il cambiamento può avere dei risvolti perfino positivi e potrebbe consentire alle farmacie di unirsi in reti che le renderanno più forti.
«È chiaro – spiega – che la maggior parte dei farmacisti avrebbe preferito contenuti diversi all’interno della legge sulla Concorrenza. Per il settore, sono senza dubbio in arrivo cambiamenti importanti, ma ne esistono altri forse anche più corposi, come quello legato alla revisione della geografia dei servizi sanitari territoriali». Nel merito della questione dell’ingresso delle società di capitali, Mallarini osserva che «i soggetti che fronteggeranno i rischi più elevati sono i distributori intermedi, perché è probabile che il loro lavoro possa essere progressivamente sostituito da centri logistici di proprietà delle reti». Per quanto riguarda invece le farmacie, «si assisterà al fiorire di numerosi player, reti, consorzi. Ma ciò che è importante sottolineare è che non è affatto detto che questo comporti la perdita della proprietà da parte dei farmacisti titolari di farmacia. Quando osserviamo grandi catene come McDonald’s o Feltrinelli, dobbiamo ricordare che nella maggior parte dei casi le attività sono aperte in franchising, e rimangono dunque di proprietà dei singoli. Nel settore farmaceutico è emblematico il caso della Germania, dove il 98% delle farmacie è composto da catene “virtuali”, ovvero createsi di fatto pur senza essere previste dalla legge». In Italia, secondo Mallarini, «ci sarà probabilmente una pluralità di casi: fondi d’investimento che tramite private equity creeranno catene, distributori intermedi che trasformeranno i crediti in capitale per acquisire le farmacie. Ma anche sistemi che consentiranno al farmacista di non perdere la proprietà, come appunto le reti o i franchising. Io credo che iniziative come quella di Federfarma e Federfarma Servizi, che annunciano la creazione di una “rete delle reti” siano delle buone risposte. Spingere all’aggregazione può essere davvero molto utile: in questo modo i farmacisti sapranno rispondere alle grandi novità che arriveranno. E non penso che per i pazienti l’ingresso del capitale comporterà particolari problemi: chi si troverà sotto un brand forte dovrà difenderlo, attraverso procedure e standard di qualità. Inoltre, non trovo incompatibile né “pericolosa” la presenza di soggetti puramente imprenditoriali nel settore della salute: altrimenti dovremmo rifiutare di farci curare in strutture sanitarie di proprietà di privati, che invece spesso sono particolarmente efficienti…».
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