farmacista puglieseDopo l’intervista all’amministratore delegato della Conad, Francesco Pugliese, tra le numerose reazioni giunte alla redazione di FarmaciaVirtuale.it c’è anche quella di Fabiano Morelli, farmacista, che in una lettera ha riassunto il proprio punto di vista sulla questione. «Non sono nato figlio di titolari – ha spiegato – ma sono diventato titolare a circa quaranta anni, dopo aver esercitato come dipendente di farmacie private e pubbliche, attraverso un concorso regionale per titoli e quiz, quindi senza dover ringraziare nessuno. Ho aperto la mia farmacia in una frazione di campagna mettendo in gioco la mia preparazione al servizio di una clientela che è sempre cresciuta e si è affezionata negli anni. Ho lavorato e lavoro tutti i giorni feriali, festivi e ovviamente di turno, con dedizione e convinzione nel ruolo professionale che ricopro, ma ormai tutto ciò ha il sapore dell’inutilità, perché esistono manager che in nome di un falso ruolo sociale della Gdo parlano di argomenti che non conoscono e non conosceranno mai».
Le farmacie italiane, secondo Morelli, oggi sono «strette da politiche regionali di risparmio a tutti i costi sulla spesa farmaceutica territoriale. Riconosco che nel mio settore sono esistiti dei titolari che non avevano diritto ad esserlo, ma attualmente, sia tra i titolari che tra i loro dipendenti esiste una diffusa professionalità sanitaria e non solo, che difficilmente si ritrova in altre categorie. Sicuramente la demagogica volontà di Bersani di aprire le parafarmacie come fonte di sviluppo lavorativo per giovani farmacisti si è rivelata una scelta per far entrare altri consumatori nella Gdo». In questo senso, il farmacista spiega che «il termine parafarmacia è stato mutuato dai nostri cugini francesi che idearono negli anni Novanta tale esercizio commerciale per incrementare il mercato cosmetico specialistico e non per scalare il mercato del farmaco, che per definizione risulta un bene comune da utilizzare nei modi e nei tempi in cui si rende necessario, il margine di utile che ne discende è definito infatti anelastico. Il farmaco è quindi un bene di salute e non una merce qualsiasi, e come tale non può essere oggetto di sollecitazioni ad un maggiore consumo». In questo senso, secondo Morelli la richiesta di liberalizzare la fascia C è «pretestuosa» e «mal si coniuga con recenti sentenze della Corte europea nelle quali si riconosce il ruolo sanitario delle farmacie e la legittimità della pianta organica come strumento che consente un reddito giusto al professionista operante in nome e conto del servizio sanitario nazionale». La lettera conclude ribadendo che «non è accettabile che qualcuno, seppur in una posizione dirigenziale di alto livello e con un impianto finanziario dalle dimensioni non indifferenti, si permetta di continuare a svilire la nostra categoria. Noi farmacisti: titolari e collaboratori, il ruolo sociale lo abbiamo sempre avuto e sempre lo avremo».

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