farmacistiIl Tar della Toscana ha stabilito che anche le parafarmacie hanno diritto ad installare un’insegna a bandiera a forma di croce, come le farmacie, in una zona centrale della città. Ciò perché, hanno spiegato i giudici amministrativi, tali esercizi «erogano un servizio volto a soddisfare bisogni connessi alla salute che, per molti versi, è assimilabile a quello svolto dalle vere e proprie farmacie», e «al pari di quanto accade per queste ultime, i predetti servizi non si esauriscono in un mero scambio di natura commerciale fra venditore e cliente ma, data la loro rilevanza per la tutela del diritto alla salute, hanno un contenuto strettamente professionale, potendo essere erogati soltanto da soggetti particolarmente qualificati come i farmacisti». Il presidente delle Libere Parafarmacie Italiane, Ivan Giuseppe Ruggiero, ha commentato: «Poter o meno installare la croce a bandiera non cambia il nostro status di farmacisti, né i servizi che eroghiamo nelle parafarmacie. L’utilità di queste ultime non si quantifica in base alla classificazione commerciale dell’esercizio, ma dal lavoro che i professionisti che vi lavorano sono in grado di svolgere, dalla loro presenza capillare sul territorio, così come dagli orari di lavoro e dalle qualifiche del personale. Ho letto invece in questi giorni alcune dichiarazioni, sui social network come su alcune testate giornalistiche, secondo le quali non ci sarebbero norme italiane che definiscono le parafarmacie come esercizi di pubblica utilità». Il presidente delle LPI ricorda in questo senso che «non è un caso se la normativa vigente nel nostro Paese ci inquadra come farmacisti iscritti all’Ordine, ed è proprio per questa ragione che versiamo i nostri contributi all’ente previdenziale dei farmacisti, e non a quello dei commercianti. A tal proposito è stata chiara la circolare dell’Inps numero 12 del 1 febbraio 2008».

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