italiani-e-i-farmaciUna recente inchiesta dell’associazione Altronconsumo ha evidenziato un rapporto quantomeno complicato tra i pazienti italiani e i farmaci. Ci si cura, infatti, ascoltando il parere dei medici ma poi informandosi in modo autonomo su Internet. E, soprattutto, facendo troppo spesso di testa propria: fino ad arrivare a “riciclare” le confezioni di farmaci con obbligo di prescrizione avanzate da vecchie terapie, riassumendo pasticche e gocce senza farsi visitare nuovamente.
Secondo la farmacista Bianca Peretti le colpe sono «di tutti, anche di medici e farmacisti», oltreché di «un sistema che non funziona»: «Non mi stupiscono affatto queste indicazioni sul rapporto non di rado sbagliato tra pazienti e farmaci. La realtà è che troppo spesso il medico visita il paziente, fa una diagnosi, decide quali medicinali prescrivere ma non spiega abbastanza a chi deve assumerli. Così, il paziente va in farmacia, portando con sé una ricetta sulla quale a volte viene indicata la posologia, a volte no. E in farmacia trova professionisti che troppo spesso hanno perso l’abitudine di spiegare che tipo di farmaci stanno dispensando, in che modo essi agiscono sull’organismo, se sono anti-sintomatici o meno. Tutto questo fa sì che ai pazienti non arrivi un messaggio in merito al vero “valore” dei medicinali». La professionista fa quindi l’esempio di un soggetto iperteso al quale viene prescritto un diuretico: «Spesso la persona non sa che si tratta di una scelta terapeutica molto diversa rispetto ad esempio al Ramipril, che lavora su un meccanismo ben più profondo. Sono troppo pochi i pazienti coscienti delle differenze esistenti tra i farmaci. Inoltre, è difficilissimo che si chieda a chi è un cura come essa stia andando. Anche questo può far credere al cittadino che alla fine non si tratti di qualcosa di così importante. E così, ad esempio, non viene fatto comprendere che il successo di una terapia anti-ipertensiva sta nella costanza con la quale si assumono i farmaci». Peretti ricorda poi che «da quando sono entrati in commercio i generici, il farmacista è stato esautorato dal potersi esprimere tecnicamente sui medicinali. Mentre al paziente è stata concessa facoltà di scegliere, salvo il caso di ricette con la menzione “non sostituibile”. Ma su quale base possono scegliere? Con quali competenze? Tanto più che i foglietti illustrativi sono spesso complicati per il “paziente medio”».

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