farmaci-non-prescritti-e-scadutiIl rapporto dei cittadini italiani con i medicinali sembra essere particolarmente “approssimativo”. Ci si cura ascoltando il parere dei medici ma poi informandosi in modo autonomo su Internet. E, soprattutto, facendo troppo spesso di testa propria. Fino ad arrivare a “riciclare” le confezioni di farmaci con obbligo di prescrizione avanzate da vecchie terapie, riassumendo pasticche e gocce senza farsi visitare nuovamente. È questa la fotografia che emerge da una ricerca di Altroconsumo, i cui contenuti sono stati rivelati dal quotidiano La Repubblica. “Ciascuno è il miglior medico di sé stesso” non è dunque solo un proverbio ma un vero e proprio modus operandi da parte dei cittadini italiani. Tanto da portare il giornale a parlare di «rapporto malsano con i medicinali»: «A leggere i foglietti illustrativi (dei quali di recente uno studio dell’università di Bari ha messo in dubbio la chiarezza). – ad esempio – è solo un paziente su tre». Inoltre, «si assumono farmaci senza che siano stati prescritti» e lo si fa perfino se essi sono scaduti. Lo studio si basa su una serie di interviste tra persone di età compresa tra i 25 e gli 84 anni che utilizzino almeno un medicinale al mese: «Più della metà degli intervistati ha assunto nell’ultimo anno degli antifiammatori che avevano a casa da tempo, mentre il 48% ha consumato degli analgesici utilizzati per precedenti patologie o preso antibiotici rimasti troppo a lungo nell’armadietto del bagno».
Un po’ più confortanti appaiono i dati relativi all’aderenza alla terapia: l’88% dei partecipanti al sondaggio ha risposto di rispettare le cure prescritte. Tuttavia, il 17% dichiara di aver acquistato dei medicinali per i quali è obbligatorio presentare la ricetta senza esserne in possesso: è il caso di farmaci antinfiammatori (39%), analgesici (34%) e soprattutto antibiotici (46%). L’ultimo dato, in particolare, appare preoccupante alla luce del fenomeno dell’antimicrobico resistenza. Inoltre, sembrerebbe che anche i farmacisti abbiano un ruolo nella questione, dal momento che i pazienti dichiarano di essere riusciti ad ottenere i medicinali grazie alla conoscenza del professionista dietro al banco, magari promettendo di portare la ricetta in un secondo momento. In pochi, infine, controllano le interazioni con altri farmaci e ben il 15% pensa che i prodotti a base di erbe siano privi di effetti collaterali.

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