federfarma napoliUn’affluenza record, vicina al 90%, e una piena conferma della lista guidata dal presidente uscente Michele Di Iorio hanno segnato le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo di Federfarma Napoli, che si sono tenute domenica 12 e lunedì 13 gennaio. Hanno votato quasi 700 dei 780 aventi diritto e i 21 consiglieri eletti hanno proceduto ieri alla nomina delle cariche associative, confermando la guida di Di Iorio per il prossimo triennio. FarmaciaVirtuale.it ha intervistato il presidente del sindacato dei titolari di Napoli e provincia per fare un bilancio del mandato appena concluso e tracciare le linee di quello che verrà.

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Presidente Di Iorio, cosa avete fatto nell’ultimo triennio?

Sono stati tre anni non facili, punteggiati da successi ma anche da dubbi. Almeno una volta alla settimana organizziamo un convegno sui temi più vari di interesse del territorio, abbiamo portato in farmacia alcuni importanti servizi, dalla distribuzione dei farmaci PHT al Cup, ma soprattutto abbiamo sanato le emergenze, normalizzando la questione dei pagamenti. Siamo dovuti arrivare a dieci giorni di sciopero della fame nel corso della trattativa con la Regione, che ha capito l’unità e la credibilità della nostra categoria. Il 2013 è stato l’anno peggiore; è vero che oltre il fondo c’è sempre il sottofondo, ma credo che ora non si possa che migliorare, che qualche piccolo spiraglio ci sia, anche se non per tornare ai fasti di quindici anni fa. Prendo l’inaspettato risultato di queste elezioni come un attestato di fiducia per il lavoro fatto; con degli avvicendamenti, ma è stato confermato il nucleo che mi segue ormai da dieci anni. Penso che sia un apprezzamento anche per Federfarma in genere; ormai da anni da noi si registra una grande affluenza, segno che i colleghi si riconoscono nei colori del sindacato.

Quali sono i progetti per il prossimo mandato?

Intanto, garantire la sostenibilità economica della farmacia, con una trattativa con i referenti istituzionali, il sistema finanziario e l’industria farmaceutica. Finora, non avendo la sicurezza dei pagamenti da Asl e Regione, non potevamo programmare, ma oggi finalmente possiamo. In provincia è prevista l’apertura di circa 200 nuove farmacie; ci sarà bisogno di accompagnamento perché il processo non sia conflittuale. Continueremo poi a offrire un tutoraggio alle farmacie che si sono affacciate tardi all’informatica, aggiornamento professionale, intendiamo perfezionare una serie di accordi per arrivare a un’armonizzazione dei servizi a livello regionale. E ci sarà il capitolo ricetta elettronica: noi siamo pronti, abbiamo fatto formazione. Ritengo che la tecnologia, la logistica e la sostenibilità economica siano i tre punti cardine della farmacia dei prossimi anni, sui quali come Federfarma investiremo.

Di cosa ha bisogno secondo lei la farmacia partenopea?

Per stare sul mercato occorre adeguarsi alle regole del mercato, nel senso più nobile dell’espressione. E questo vale per la pianificazione, la gestione finanziaria, gli orari, i servizi offerti. Siamo aziende, e ci vuole una mediazione tra azienda e professione, tornando a mettere al centro la relazione con i clienti-pazienti, ora che la situazione dei pagamenti si è stabilizzata.

E la farmacia italiana di cosa avrebbe bisogno?

La farmacia italiana deve rimanere italiana, e non friulana, campana, lombarda. Il ministero della Salute e l’Aifa devono riprendere il ruolo di regia; in questo caso il centralismo serve, nel senso che il livello dei servizi deve essere uguale in tutta Italia. A volte ci sono differenze addirittura tra Asl vicine. E poi occorre affermare sempre più il ruolo della farmacia. Il medico cura, il farmacista si prende cura. La farmacia è l’unica struttura sanitaria sempre aperta come gli ospedali.

Come pensa che saranno i prossimi anni per il settore farmacia, anche dal punto di vista degli interventi legislativi?

È urgente la convenzione, non possiamo lavorare con un contratto vecchio di dodici anni. Dovrà assorbire tutte le novità che ci sono state; l’utente della farmacia ora è consapevole dei propri diritti e necessità, l’informatica dodici anni fa appena esisteva, l’antico benessere della farmacia è venuto meno. Serve una convenzione come legge quadro che in uno unico strumento legislativo metta ordine e modernizzi le norme che si sono accavallate, spesso contraddicendosi. Non una convenzione a livello regionale, come qualcuno ha proposto, ma una legge a livello nazionale, di categoria, uguale per tutti.

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