«Deve avere qualcosa di brutto questa fascia C, perché tutti ne parlano. Credo che i farmaci possono essere gestiti solo in farmacia, proprio perché sono farmaci. La parola farmaco viene da una definizione che è abbastanza pericolosa: significa “veleno”. Partendo da questo presupposto credo che vada gestita da un professionista. Chi che sia, che debba assumere un farmaco, debba avere nella sua “disponibilità” una farmacia e un farmacista che gli spieghi esattamente cosa sta facendo e a cosa serve questo farmaco». Sono queste le parole di Luca Coletto, sottosegretario di Stato alla Salute, espresse nel corso di un’intervista a cura dell’house organ di Federfarma, che hanno suscitato la reazione delle sigle Fnpi e Federfardis, ma anche l’indignazione sui social di numerosi farmacisti titolari di parafarmacia.

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La Federazione nazionale parafarmacie italiane (Fnpi) e la Federazione farmacisti e disabilità (Federfardis) oltre a parlare di «livello di disinformazione sul mondo del farmaco davvero preoccupante», rilevano come venga «diffusa per traslato un’informazione errata, cioè che fuori dalla farmacia, ovvero in parafarmacia non sia presente per legge un eguale professionista della salute, un farmacista laureato e abilitato, equivoco che credevamo risolto da tempo ormai, ed è grave che a diffonderlo nuovamente e a disorientare il cittadino sulla questione sia il Sottosegretario di Stato alla Salute». Inoltre, «come farmacista, piccolo imprenditore, professionista della salute, titolare di parafarmacia, una preziosa risorsa sociale, sanitaria e occupazionale di questo Paese, mi sento leso e offeso, come migliaia di colleghi in tutta Italia, dal messaggio trasmesso», auspicando un intervento dell’Ordine dei farmacisti, al fine di «chiarire la questione e spiegare al Sottosegretario il suo marchiano errore». Le associazioni colgono l’occasione per ricordare che Luca Coletto sarà inviato agli Stati generali delle parafarmacie.

Esprime «stupore» anche il Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), il quale evidenzia che «un sottosegretario alla Salute dovrebbe sapere per l’incarico che ricopre che nelle parafarmacie la dispensazione dei farmaci viene svolta da personale laureato e abilitato come in farmacia, lo stesso laureato che diversi progetti del sindacato dei titolari di farmacia vorrebbe cancellare». Invitando quindi il sottosegretario a «parlare con i titolari di parafarmacia», al fine di scoprire «professionisti attaccati alla propria professione», ma anche per constatare «la battaglia che fanno tutti i giorni dando informazioni corrette sull’uso dei farmaci, anche di quelli che oggi non possono dispensare».

Sono diverse le reazioni diffuse sui social da alcuni farmacisti titolari di parafarmacia. «La Fofi ci deve rispondere su quanto accaduto. Siamo stufi di essere trattati in questa maniera, pagando le stesse tasse, avendo la stessa professionalità e la stessa abilitazione. La Fofi risponda di questo e tuteli per una volta, per i soldi che diamo all’Ordine, per una volta provi a tutelare questo professionista». È quanto sottolinea Andrea Fiore, farmacista titolare di parafarmacia, in un video pubblicato che in poche ora ha già ricevuto centinaia di visualizzazioni e decine di condivisioni. «Fino tre anni fa io ero competente ero nell’élite adesso mi sono contaminata nella parafarmacia diventando asina?». Queste invece le parole di Francesca, anch’essa farmacista titolare di parafarmacia.

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