fascia cSi infittisce il dibattito sulla liberalizzazione dei farmaci di Fascia C, che ormai da mesi è al centro dell’attenzione della categoria, e non solo. Se realtà come Federconsumatori e Altroconsumo si sono schierate infatti al fianco delle parafarmacie, l’Unione nazionale consumatori, come FarmaciaVirtuale.it ha raccontato ai lettori, attraverso la presidente del comitato regionale del Piemonte dell’associazione, Patrizia Polliotto, ha manifestato invece la propria contrarietà e la necessità che la dispensazione rimanga riservata alle farmacie. Di nuovo, si è creato un botta e risposta a distanza, con la replica che non si è fatta attendere di Marco Toeschi e Marco Cetini del Gruppo Parafarmacienord. Una questione controversa e che infiamma l’animo dei colleghi, che numerosi hanno partecipato al dibattito.

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Un lettore accusa la Federazione nazionale parafarmacie di non porre «l’accento sul concetto di capillarità della farmacia, convenzionata con il Ssn, e quindi soggetta alla pianta organica: «I corner e le parafarmacie sono sorte dove conviene, o nella Gdo oppure vicino a zone di passaggio; scelta legale, ma perché i colleghi non parlano mai di questo aspetto?». Nulla vieterebbe al legislatore, sottolinea di rimando Cetini, di introdurre una distanza minima da rispettare per le sedi delle parafarmacie rispetto alle farmacie esistenti, qualora intendessero effettuare la vendita dei farmaci di classe C, anche in considerazione del fatto che tanto in parafarmacia quanto in farmacia è garantita la presenza di un farmacista laureato. «Quando ci saranno parafarmacie anche nelle piccole realtà rurali allora potrete affermare che la vostra non ha solo una valenza puramente commerciale», obietta il collega Rocco, mentre Donato Vinciguerra ribatte che i ruoli che la legge demanda alle due realtà sono diversi, «non a caso per la farmacia vengono banditi i concorsi per le sedi vacanti, mentre le parafarmacie possono essere aperte ovunque senza limiti, perché non sono indispensabili a tutelare la salute pubblica».

«Il consumer vuole i farmaci in classe C disponibili nelle farmacie e nelle parafarmacie, cioè con il maggior numero di punti vendita. E questo per un semplice motivo di comodità. E le beghe fra farmacie e parafarmacie ci interessano meno di zero», afferma un lettore, «rimango sbigottito dalle parole di un esponente di una società di tutela dei consumatori che è contrario alle liberalizzazioni, che personalmente ritengo sempre essere – in linea di principio – a vantaggio dei consumer». «Se non agevolate quanto più possibile il consumer, si corre il rischio – per farmacie e parafarmacie – di gestire una fetta di mercato sempre più ristretta, limitata agli acquisti in urgenza», conclude, riferendosi alla possibilità di effettuare acquisti online. Ma il libero mercato, si chiede un farmacista con vent’anni di attività alle spalle, va accettato così com’è, anche se ha come storture, ad esempio, il fatto che i farmaci che hanno un prezzo più alto all’estero in Italia diventino irreperibili perché la vendita è meno conveniente? La farmacia, conclude Angelo, farmacista 58enne, va tutelata: «Polverizzare il sistema crea solamente più disoccupati e tantissime strutture svuotate di contenuto professionale».

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