“La legge è la conversione in peggio del decreto. A questo punto, secondo me, una proroga è più che probabile”. Maurizio Cini, professore ordinario del dipartimento di farmacia e biotecnologie all’università di Bologna, boccia senza mezzi termini la legge 27/2012 (che ha assorbito quasi in toto il cosiddetto decreto “Cresci Italia”), che dal 1 gennaio 2015 obbligherà i farmacisti che hanno raggiunto l’età pensionabile a lasciare la direzione delle farmacie private. La legge, fin dagli esordi, è stata letta da molti come una forzatura e un obbligo difficile da mettere in atto soprattutto nel caso delle ditte individuali, dove la figura del direttore corrisponde solitamente a quella del titolare. Gestione economica e potere decisionale sono quindi nelle stesse mani, cosa che non avverrà più nel momento in cui la direzione verrà affidata a un dipendente o a una figura esterna. In questo modo, secondo Cini, si rischia di trovarsi in una situazione paradossale, dove il titolare eserciterebbe il ruolo del “direttore ombra”, essendo il vero direttore privo di portafoglio. “Questa normativa non è basata su principi finalizzati al pubblico interesse – sentenzia il professore -. Il direttore di farmacia ha la responsabilità della gestione e risponde del buon andamento del servizio. Ma come può esercitare tale ruolo in assenza di mezzi finanziari? Se ad esempio io, che sono il titolare ultrassessantottenne di una farmacia privata, indico come sostituto un mio dipendente che non ha però la gestione economica, lui prenderà magari duecento euro in più al mese ma il direttore continuerò a farlo io. E’ un equivoco di fondo che il legislatore non ha voluto risolvere neanche con la conversione in legge del decreto, che, anzi, sotto certi versi è addirittura peggiorativa”. Cini ritiene, inoltre, che la norma sia discriminatoria, stabilendo una situazione di disparità con le farmacie rurali, che sono escluse dai nuovi obblighi di legge. “Se l’obiettivo è l’interesse del cittadino e quindi la salute – dice – per quale motivo si ritiene che l’over 68 non sia adeguato a dirigere la farmacia nel caso di un esercizio privato e lo sia invece per una piccola realtà di paese?”. Se la finalità delle nuove disposizioni fosse, invece, la necessità di spingere verso un ricambio generazionale, anche in questo caso secondo il docente bolognese la strada intrapresa sarebbe sbagliata. “La disoccupazione giovanile si contrasta combattendo l’abusivismo professionale e rivedendo la formula dei cosiddetti stage, che vengono fatti pagando neo laureati 450 € mese per otto ore. Un fenomeno scandaloso, che consente di ricorrere all’escomotage per evitare di assumere”. Ora, a meno di due mesi all’entrata in vigore della norma, bisognerà vedere come si muoveranno le farmacie e come si orienteranno le Asl. Secondo Cini è probabile una proroga, che consentirebbe ai titolari di prendere tempo per studiare i nuovi assetti dell’esercizio. Ci sarà chi si metterà in regola costituendo nuove compagini societarie, o modificando quelle attuali in caso non ci siano membri con i requisiti anagrafici necessari ad assumere la direzione. Ma potrebbe esserci anche chi opterà per un passaggio gestionale o per l’affidamento della direzione a un farmacista esterno.
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