
Federfarma precisa che “questo pericolo è stato denunciato dalla stessa Corte di Giustizia Europea in una sentenza del 2009 che ha riconosciuto come affidare la proprietà della farmacia a non farmacisti comporterebbe una riduzione dell’indipendenza professionale. Secondo la Corte, i produttori e i commercianti all’ingrosso di prodotti farmaceutici potrebbero pregiudicare ‘l’indipendenza dei farmacisti stipendiati, incitandoli a smerciare medicinali il cui stoccaggio non sia più redditizio o procedere a riduzione di spese di funzionamento che possono incidere sulle modalità di distribuzione al dettaglio di medicinali’”.
Oggi le osannate economie di scala che deriverebbero dalla nascite delle catene si tradurrebbero in danni immediati per i cittadini: l’accesso ai farmaci sarebbe condizionato da gruppi che controllerebbero l’intero mercato.
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«Cosa vogliono fare della farmacia con i suoi turni e le prestazioni professionali garantite con una convenzione pubblica? – si chiede Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona, l’Associazione dei titolari di Farmacia -. Credo che si debba parlare perlomeno di ingenuità se si crede di trasformare le farmacie in imprese commerciali non più dirette da professionisti, senza pensare purtroppo al grosso rischio del riciclaggio: le farmacie verrebbero considerate come “lavanderie” di denaro sporco.
Oggi ci sono 2.000 piccole imprese in Italia praticamente individuali che garantiscono economia ed occupazione e si vuole davvero distruggere questo sistema mettendolo in mano al profitto e al denaro? Ecco perché abbiamo difeso i farmaci in farmacia: per la tutela della salute del cittadino – conclude Bacchini -. Ma seguiremo l’iter parlamentare di questo disegno di legge denunciando in ogni contesto i pericoli dietro l’angolo che questa scellerata ipotesi potrà causare alla “farmacia” con la sua professionalità da anni riferimento socio sanitario sul territorio, a favore invece dell’interesse di poche grandi realtà economiche».
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