«Centinaia sono le lettere inviate al ministro del Lavoro Luigi di Maio attraverso l’iniziativa Mnlf per sollecitare un suo intervento relativo al rinnovo del contratto del farmacisti dipendenti di farmacia privata. Oggi ricorre il sesto anno dal mancato rinnovo del Ccnl e nessun segnale concreto della soluzione della vertenza si vede all’orizzonte. Sei anni in cui il potere d’acquisto dei farmacisti dipendenti si è inesorabilmente ridotto». Il Movimento nazionale liberi farmacisti non usa mezzi termini. A distanza di poco più di un mese dal lancio dell’iniziativa con al centro l’invio da parte dei dipendenti di farmacia privata di una lettera di Natale all’indirizzo del ministro del Lavoro Luigi di Maio, nulla è cambiato.
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«Se il Paese – spiega il Movimento – sta entrando inesorabilmente in recessione e non si vedono segnale di ripresa come tutti gli indicatori segnalano, questo è dovuto anche ad alcuni comportamenti di chiusura come quello dei titolari di farmacia che, malgrado i fatturati abbiano risentito in questi anni solo marginalmente della crisi economica, non un solo euro di aumento hanno inserito nella busta paga dei propri dipendenti». In particolare, sottolinea il Mnlf, «gli stipendi netti di tutti gli altri colleghi dei Paesi europei sono ben superiori a quelli dei farmacisti italiani e difficilmente potranno aumentare i consumi interni se prevalgono le politiche improntate all’egoismo come quelle messe volontariamente in atto dal sindacato dei farmacisti titolari di farmacia».
Alla luce di ciò, l’associazione sindacale evidenzia come «a circa sei anni dalla scadenza del contratto con due rinnovi praticamente saltati non è più tollerabile alcun rinvio», rilevando ancora una volta che «i farmacisti dipendenti sono coloro che sostengono di fatto il sistema distributivo del farmaco italiano, non riconoscere compensi adeguati significa mettere a rischio questo sistema». «La pazienza si è esaurita – conclude – e tutte le conseguenze di questa situazione esplosiva sono completamente a carico della dirigenza del sindacato che sino ad oggi ha giocato sulla pelle dei propri dipendenti e delle loro famiglie».
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