«Numerose indagini hanno mostrato che, all’interno dei territori dei Paesi membri dell’Unione europea, il fenomeno della carenza di farmaci, ed in particolare di alcuni tipi di medicinali, risulta in continua crescita. Tanto che il problema sta già comportando serie conseguenze». A scriverlo è la deputata europea Mireille D’Ornano, del gruppo Europe of freedom and direct democracy (Efdd), in un’interrogazione scritta inviata alla Commissione di Bruxelles il 23 gennaio 2019.
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Nel testo, la parlamentare spiega che «uno studio pubblicato di recente dall’associazione francese France Assos Santé ha confermato che le dimensioni del fenomeno sono ormai tali da far sì che circa il 25% dei pazienti nella nazione europea sia colpito dal fenomeno della carenza di farmaci. Secondo quanto riferito dallo stesso organismo, i più coinvolti sono coloro che risultano affetti da patologie di lunga durata, inclusi i pazienti oncologici. France Assos Santé precisa inoltre che “le industrie sono largamente responsabili del problema, principalmente in ragione di strategie finanziarie criticabili, di un disimpegno su determinati prodotti e di un processo di concentrazione dei siti di produzione”». È per questa ragione che D’Ornano ha posto due domande all’organismo esecutivo dell’Unione Europea: «La Commissione conferma o meno il fatto che tali carenze possano in alcuni casi essere state decise in modo deliberato?». E poi: «Qual è la posizione della Commissione in merito al disimpegno su determinati prodotti e alla concentrazione dei siti di produzione?».
FarmaciaVirtuale.it ha intervistato il docente Fabrizio Gianfrate che sulla questione ha fornito un punto di vista sensibilmente diverso sulle industrie farmaceutiche: «È vero che la strategia è quella di evitare introdurre nel mercato un quantitativo troppo ampio di farmaci al fine di scoraggiare le pratiche del parallel trade, ma il problema della carenza non dipende in modo diretto da questo. Ad oggi le aziende forniscono un quantitativo più che sufficiente per far fronte alla domanda nazionale. Anzi, in verità i totali sono anche leggermente superiori al fabbisogno. D’altra parte sarebbe autolesionistico da parte delle industrie rinunciare a vendere. Il problema sorge dal fatto che alcuni grossisti, così come alcune grandi farmacie, decidono di non far arrivare i medicinali, rispettivamente, alle farmacie e ai pazienti, ma preferiscono esportarli perché in questo modo possono ottenere guadagni superiori».
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