«Noi abbiamo in cura bambini che avevano venti crisi epilettiche al giorno. Con la cannabis, ora, ne hanno venti al mese». A parlare è un medico, intervistato dalla trasmissione Il Settimanale di RaiTre, nella quale viene sottolineato il fatto che «da alcune settimane è difficile reperire la cannabis terapeutica. La produzione dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, pari a 100 kg all’anno, non riesce a far fronte alla richiesta dei numerosi pazienti che la usano, per curare soprattutto malattie legate alla spasticità e al dolore». Il programma televisivo aggiunge poi che «anche la quantità che importiamo dai Paesi Bassi è insufficiente». Paolo Poli – presidente della Società Italiana per la Ricerca sulla Cannabis e direttore della Terapia del dolore presso il gruppo ospedaliero San Donato di Como e Monza – conferma quindi l’importanza di poter contare su un approvvigionamento adeguato della sostanza per far fronte alla domanda: «Pensiamo a tutte la malattie del sistema nervoso centrale. Pensiamo ad esempio alla Sla». Gli fa eco un altro medico, Cristiana Salvadori, che spiega: «Nel mese di dicembre, ed in particolare all’inizio di gennaio, abbiamo cominciato a non poter più reperire la cannabis terapeutica». E, sottolinea Poli, «se ai pazienti di colpo viene tolta la sostanza, le loro condizioni tornano quelle di prima. E c’è chi rischia di morire». Il Settimanale si chiede dunque quale sia la causa del problema: «L’importazione dall’Olanda ha limiti quantitativi stringenti. E la produzione effettuata da due anno dallo Stato presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, per quanto ottima in termini di qualità, non riesce più a s oddisfare il boom della domanda. Si prevede di passare a 150 kg nel 2018 e a 300 kg nel 2019». Antonio Medica, direttore dello Stabilimento, fa sapere che «si spera che entro fine mese, al massimo a febbraio, si possa avviare anche la distribuzione del prodotto importato e da noi controllato». Ma secondo Poli occorrerebbe cominciare ad importare anche da Stati Uniti, Canada e Israele, benché in questi casi le sostanze sarebbero prive del marchio CE.
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