«Le autoanalisi in parafarmacia si possono fare o no? La questione non è ancora chiara». A spiegarlo è Davide Giuseppe Gullotta, dirigente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, in un video pubblicato su YouTube, nel quale ricorda che «molti colleghi che in parafarmacia hanno acquistato macchinari e materiali oggi non sanno se possono utilizzarli. Inoltre esiste una situazione molti diversa tra le varie regioni». Gullotta sottolinea che «l’autoanalisi rappresenta la fornitura di uno strumento al paziente per la misurazione di un parametro ematico. Come nel caso di chi deve tenere sotto controllo la glicemia. Dunque non prevede l’intervento diretto del farmacista. Per cui, in questo senso, non si comprende assolutamente un divieto per la parafarmacia. Analisi di prima istanza e autoanalisi sono la stessa cosa, si dividono in quelle di primo livello (analisi del sangue) e di secondo livello (come spirometria, MOC o elettrocardiogramma). La legge però parla solo di farmacie, dando così la “competenza” al luogo e non al professionista».

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Di qui la critica anche alla Fofi, che secondo il dirigente ha avallato tale scelta, «mentre avrebbe dovuto schierarsi a favore del farmacista. Noi come federazione abbiamo utilizzato a lungo un parere dell’Antitrust secondo il quale, essendo la parafarmacia un esercizio di carattere sanitario, nel quale opera un farmacista, tutti i servizi come il CUP, il ritiro referti o le autoanalisi dovrebbero essere erogati. Era il 2016, e quando presentavamo il parere alle Asl, si risolveva la questione. In seguito, però, in Piemonte una legge regionale è intervenuta sul tema, parlando soltanto di alcune autoanalisi possibili in parafarmacia: il Consiglio di Stato successivamente ha affermato che la Regione non era competente in materia.

E infine la Corte Costituzionale basandosi sulla legge della farmacia dei servizi, ha spiegato che l’autoanalisi è riservata alla farmacia». Il risultato è che «in alcune regioni alcuni ispettori delle Asl ci dicono che si può fare, in altre no. E molti colleghi non possono più fornire un servizio importante ai pazienti». Secondo Gullotta, per ora ci sono tre possibili soluzioni: «La prima passa per le giornate promozionali: non parlare dunque di servizio continuativo. Alternativamente, si può creare un ambulatorio infermieristico, con un infermiere. I costi sono importanti ma a quel punto si possono offrire numerose prestazioni. Infine, esistono diverse aziende che vengono kit per autoanalisi: lo si può vendere e il paziente può usarlo in autonomia. Rimane una situazione di limbo, però. Si tratta in ogni caso di soluzioni temporanee, ma occorre un chiarimento completo sul tema».

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