Ginecologi, un farmacista territoriale, un medico di medicina generale, e due rappresentanti di associazioni civiche, uniti in un gruppo multiprofessionale operante nel campo della contraccezione e della salute della donna, si sono riuniti con l’obiettivo di esaminare e discutere la situazione attuale della contraccezione orale in Italia in termini di prescrizione e accesso, con uno sguardo al panorama internazionale. In seguito a un’analisi, il gruppo interdisciplinare è giunto alla conclusione che la pillola a base di solo progestinico (Pop) dovrebbe poter essere disponibile per le donne nelle farmacie italiane anche senza prescrizione medica.
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Tasso di gravidanze non pianificate è correlato al basso tasso di contraccezione. I tassi di utilizzo della contraccezione in Italia, secondo l’Istituto nazionale di statistica, sono più bassi rispetto ad altri Paesi occidentali: il 23% delle donne tra i 18 e i 49 anni non utilizza alcun metodo contraccettivo, pur essendo sessualmente attivo. Tra i metodi contraccettivi più utilizzati, ci sono il preservativo (circa 35%) e il coito interrotto (circa 18%), quest’ultimo inaffidabile e caratterizzato da un alto tasso di fallimento. La contraccezione orale rappresenta solo il 20% circa. Inoltre, il tasso di gravidanze non pianificate è correlato al basso tasso di contraccezione: in uno studio multicentrico del 2014 basato su dati trasversali provenienti da cliniche di maternità situate in 6 diverse regioni italiane, il 35,5% delle donne incinte ha dichiarato di aver sbagliato i tempi o di non aver voluto la gravidanza. Un altro recente studio ha stimato il numero di gravidanze non pianificate, considerando la prevalenza dei metodi contraccettivi utilizzati dalle donne italiane, che risulta in quasi un terzo delle donne che hanno avuto una gravidanza non pianificata in un anno.
Necessità di rivolgersi a un medico per ottenere la prescrizione. Molti clinici, ricercatori e organizzazioni per la salute riproduttiva, per i diritti e la giustizia si sono da tempo concentrati sulla necessità di rendere le Pop disponibili senza prescrizione medica obbligatoria, poiché le Pop hanno poche controindicazioni e sarebbero quindi adatte a un’ampia gamma di donne. Una ricerca condotta in Italia, Spagna e Germania e pubblicata su The European Journal of Contraception and Reproductive Health Care, ha mostrato che le donne hanno citato come freno al mancato utilizzo dei contraccettivi orali la necessità di rivolgersi a un medico per ottenere la prescrizione, di sottoporsi a una visita ginecologica, le lunghe attese per gli appuntamenti e il loro costo.
Le raccomandazioni per la dispensazione a livello internazionale. Sono diverse le società tecnico-scientifiche che si sono schierate a favore della riclassificazione dei contraccettivi orali per uso regolare, con l’obiettivo di migliorare l’accesso alle donne in cerca di contraccezione. Tra queste Faculty of Sexual and Reproductive Healthcare del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (Regno Unito), l’Irish Pharmacy Union (Irlanda), le Società spagnole dei farmacisti e dei medici generici, l’American College of Obstetricians and Gynecologists. Alle quali si aggiunge l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che nelle “linee-guida sugli interventi di autocura per la salute e il benessere” raccomanda fortemente la dispensazione della contraccezione orale senza obbligo di prescrizione, e la Food and drug administration (Fda) che lo scorso maggio 2023 ha visto il comitato consultivo sui farmaci senza prescrizione (Ndac) e il comitato consultivo sui farmaci per ostetricia, riproduzione e urologia (Orudac) votare all’unanimità a favore della dispensazione da banco di un contraccettivo orale giornaliero a base di solo progestinico (pillola a base di solo norgestrel) affermando che i vantaggi derivanti superano i rischi.
«Semplificare l’accesso a una contraccezione sicura ed efficace». Rossella Nappi, docente dell’Università di Pavia e membro del direttivo della Società internazionale di endocrinologia ginecologica (Isge), insieme ai colleghi del gruppo interdisciplinare di esperti, ha sottolineato che «in Italia sia necessario semplificare l’accesso a una contraccezione sicura ed efficace, come la contraccezione orale, in particolare quella a base di solo progestinico, anche attraverso una possibile riclassificazione delle Pop. Questo contribuirebbe a ridurre l’uso della contraccezione d’emergenza e la decisione di interrompere volontariamente le gravidanze, con benefici attesi sul benessere emotivo di tutte le donne, in particolare delle più’ giovani e disagiate, e con potenziali risparmi per il sistema sanitario in Italia».
«La Pop è una contraccezione sicura ed efficace». Per Raffaella Michieli, responsabile area Salute donna e medicina di genere della Società italiana di medicina generale (Simg), «una strategia per eliminare le barriere alla contraccezione sarebbe creare un modello di accesso diretto delle pazienti in farmacia. La Pop è una contraccezione sicura ed efficace il cui uso sarebbe sicuramente migliorato dalla sua riclassificazione. Il ruolo del farmacista potrebbe essere l’anello di congiunzione tra la donna e una buona ed efficace contraccezione: egli può fornire loro informazioni e dare indicazioni nel caso sia opportuno il consulto con il medico di famiglia o con lo specialista».
«Farmacista è già counselor dei pazienti». Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma Emilia Romagna, ha fornito la propria opinione. Secondo il dirigente «la Pop senza obbligo di prescrizione ha rappresentato un significativo passo in avanti nel Regno Unito, a partire dalla riclassificazione del 2021, mostrando come questo modello possa funzionare anche in altri Paesi. Anche la Nuova Zelanda, quattro province canadesi, i Paesi Bassi, e dallo scorso luglio gli Stati Uniti, hanno già intrapreso azioni decisive per facilitare l’accesso ai contraccettivi orali per uso regolare. In Italia, il farmacista è già counselor dei pazienti e punto di riferimento sul territorio in tema di salute: effettua le vaccinazioni e prestazioni di cardiologia in telemedicina. L’eventuale passaggio della Pop a medicinale senza obbligo di prescrizione non coglierebbe quindi i professionisti alla sprovvista, ovviamente dopo adeguata formazione».
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