associazioni farmacistiLe recenti elezioni UTIFAR hanno visto un confronto tra forze politiche diverse avviando il dibattito su associazioni farmacisti e democrazia. Nei consigli delle associazioni infatti spesso vi è una presenza prettamente formale legata all’occupazione di cariche e di poltrone, ignorando le menti più innovative del settore farmacia, che, seppur piccolo, diviene ancora più piccolo quando si considera un’associazione di categoria.

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Nella Pillola di Pasquale di oggi affronteremo liberamente alcuni ragionamenti che spaziano tra l’effettiva necessità di attivarsi per migliorare il settore che ci governa, cercando di sfatare il mito delle associazioni di categoria: si può parlare di veri e propri esempi di democrazia o parliamo di potere assoluto?

“Siamo circondati dai tanti che ci parlano di democrazia, ma in realtà sono i primi che la democrazia la impongono, chiosa Sechi; il concetto di democrazia oggi non è legato a chi ha un programma migliore ma ha chi ha un numero maggiore di voti. Il voto è determinato dai numeri, ovvero il potere contrattuale che una persona o un gruppo ha rispetto ad una base che spesso ignora o non si preoccupa di sapere. C’è chi ha più numeri, non chi ha ragione. Nella mia storia e nella mia vita associativa, non ho mai visto nessuno che ha vinto grazie al programma elettorale che ha presentato, non ne conosco”

La Pillola prosegue con considerazioni legate alla mancata partecipazione alla vita di categoria dei farmacisti, che spesso restano a guardare, subendo le decisioni e alla frammentazione che spesso si tende a dare alle associazioni. Se infatti da un lato si è quasi impossibilitati a collaborare allo sviluppo, dall’altro, quale è la via più facile per far sentire la propria voce ed esprimersi? Creare un’altra associazione di farmacisti, provocando però un ulteriore indebolimento. La frammentazione vede infatti molte cellule isolate sul territorio, spesso concorrenti nell’ottenimento di obiettivi comuni, però incapaci di interloquire.

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