«Le parafarmacie esistono da più di 10 anni, occupano migliaia di farmacisti, ma, nonostante questo, i farmacisti in parafarmacia vivono ancora in un limbo normativo che non permette ai farmacisti di vicinato di lavorare in modo sereno». Davide Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione nazionale libere parafarmacie italiane (Fnpi), commenta così la relazione annuale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, relativa all’attività svolta nel corso del 2018, presentata martedì 2 luglio presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio. «Durante la relazione annuale dell’Antitrust – evidenzia il dirigente -, si è evidenziato il danno all’erario a causa delle tante aziende che si sono trasferite in paradisi fiscali, anche all’interno della stessa Europa, si è chiarito che questo, oltre che un danno alle casse dello stato, è un danno per le piccole e medie aziende italiane che non hanno la possibilità di spostarsi».

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Alla luce di ciò, «nella scorsa legislatura si è preferito aprire ai capitali esteri, permettendo l’acquisto delle farmacie italiane alle multinazionali estere, piuttosto che aiutare i farmacisti di vicinato, piccoli imprenditori che hanno investito in proprio». Ne consegue che «in alcune regioni, si fanno accordi con le parafarmacie per offrire servizi ed in altre no. Ad oggi, il farmacista in parafarmacia vive nell’incertezza del domani e, soprattutto, vede continuamente calpestata la sua professionalità ed il suo impegno sul territorio, che invece viene molto apprezzato e riconosciuto dal cittadino/paziente». Tale situazione nonostante i requisiti tecnico-amministrativi che mette in condizione le parafarmacie ad avere «gli stessi requisiti di sicurezza e di controllo delle farmacie: abbiamo il codice di tracciabilità del farmaco, abbiamo il controllo sulla Rev (ricetta elettronica Veterinaria ), abbiamo il Gdpr».

«Eppure – spiega Gullotta -, nonostante questo, si continua, da parte delle di alcune istituzioni, ad avere un atteggiamento ostile nei confronti del farmacista in parafarmacia. Così, in alcune regioni le parafarmacia erogano il servizio di Cup, oppure è permesso il ritiro dei referti, mentre in altre no. Per non parlare, poi, dell’autoanalisi del sangue che è consentito eseguire in autogrill, ma non è permesso in parafarmacia. Auspichiamo che l’atteggiamento delle istituzioni nei confronti del farmacista in parafarmacia possa cambiare, come anche auspicato da quelle centinaia di migliaia di cittadini che, quotidianamente, ne apprezzano la professionalità scegliendolo come proprio farmacista di fiducia».

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