È di tre vittime il bilancio dei farmacisti colpiti dal coronavirus. A Lorenzo Repetto e Raffaele Corbellini, si aggiunge Paolo D’Ambrogi, titolare di una parafarmacia a Nettuno. A dare notizia del terzo farmacista rimasto vittima del coronavirus è Davide Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane (Fnpi), che manifesta cordoglio a nome della sigla. Ai tre farmacisti si aggiungono decine di medici e operatori sanitari colpiti nella lotta all’epidemia. Inoltre, sono sempre più frequenti i casi di farmacisti positivi al covid-19. Agli appelli lanciati nei giorni scorsi seguono le diverse richieste di ordini ed associazioni di Italia.

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«Non chiediamo privilegi ma rispetto – puntualizza Emilio Croce, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma – che non si esprime né a parole né tantomeno a paroloni: non siamo né vogliamo essere chiamati eroi, la retorica non ci interessa». Il dirigente reclama di «essere messi in condizione di non diventare martiri, e neppure untori. Anche se sappiamo delle difficoltà a reperirle sul mercato, quello che chiediamo sono mascherine protettive per svolgere il servizio per quanto possibile protetti».

Dello stesso avviso Andrea Mandelli – presidente della Fofi -, il quale dopo gli appelli dei giorni scorsi sostiene che «la situazione ha da tempo superato il livello di guardia per le decine di migliaia di professionisti e di collaboratori che operano a diretto contatto con il pubblico ogni giorno senza una protezione adeguata».

Luigi d’Ambrosio Lettieri, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bari e Bat, con i colleghi della consulta dei farmacisti pugliesi, sollecita la distribuzione alla Regione Puglia di dispositivi di protezione individuale. «Si renda conto, presidente – si legge nella missiva inviata al governatore Emiliano – che le farmacie di comunità sono rimaste l’unico presidio sanitario del territorio e ad esse si rivolge la gente comune per avere risposte e conforto ai propri bisogni di salute e alle proprie ansie. Se un farmacista o un suo collaboratore restano contagiati, una luce si spegne e, con essa, anche la speranza di un presidio sanitario che dà sicurezza e garantisce un servizio fondamentale».

“Farmacia rurali d’Italia”, in una missiva a firma dei rappresentanti Pasquale Sechi, Luigi Sauro, Alfredo Orlandi e Roberto Grubissa, lancia il grido di allarme: «Non abbiamo guanti, e spesso usiamo quelli da cucina, non abbiamo mascherine, se non lembi di magliette elasticizzate con due fessure per le orecchie, abbiamo provveduto da soli a porre degli schermi in plexiglass, rispondiamo a qualsiasi domanda dei nostri pazienti concittadini, rispondiamo a qualsiasi ora, di turno e non, non abbiamo gel se non quel poco che riusciamo a fare da soli, non abbiamo alcool, non abbiamo ipoclorito, non ci vogliamo lamentare, vogliamo essere buoni soldati, ma per favore se dobbiamo combattere questa battaglia almeno dateci le giuste armi».

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