Come è noto, la professione del farmacista è caratterizzata dalla duplice anima professionale ed imprenditoriale: se da un lato deve garantire l’opportuna assistenza territoriale ai pazienti, dall’altra deve esigere il tornaconto necessario al sostentamento della propria attività imprenditoriale. Alla luce di quanto accade nel settore, caratterizzato sempre più da sconti su determinate categorie di prodotti e politiche di marketing, l’associazione Futurpharma fa sentire la propria voce. Ciò  evidenziando che l’obiettivo di «una nuova visione e valorizzazione della figura professionale del farmacista, lontana appunto da dinamiche commerciali». «I farmacisti del futuro – evidenzia Rossana Matera, presidente di Futurpharma – devono sviluppare le loro abilità professionali in tutti gli ambiti in cui si ritiene necessaria la presenza della figura del farmacista. Oggi le competenze dei colleghi sono poco sfruttate perché manca un’interazione con le altre figure che ruotano attorno al mondo della salute. A rimetterci sono soprattutto i cittadini. Per questo attiveremo percorsi di specializzazione per creare nuove figure in sinergia con l’evoluzione del sistema. In quella che dovrà essere la farmacia dei servizi il protagonista dovrà essere proprio il farmacista».

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Tra le finalità dell’associazione, riunitasi il 24 novembre a Napoli, anche il superamento del Regio decreto 1265 del 7 luglio 1934, «che nello specificare le funzioni del farmacista, impone sostanzialmente l’esclusività della professione e l’impossibilità di esercitare altri lavori nell’ambito sanitario». Lo scorso settembre l’associazione Futurpharma ha inaugurato la propria attività a Roma. Alla giornata, presenziata da numerose autorità ed esponenti della categoria, furono presentate le finalità dell’associazione: «Gridare a tutti che il farmacista esiste e che la sua competenza professionale ha un senso», ma anche favorire «nuove opportunità lavorative». Per questo la nuova associazione punta «a guardare in faccia alla realtà di un lavoro che non piace più, perché troppo commerciale e poco sanitario ormai».

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