Il disegno di legge che reca “Delega al governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del ministero della Salute”, più noto come Ddl Lorenzin, è stato approvato dal Senato. Al termine di un lunghissimo iter parlamentare, avviato addirittura il 21 febbraio 2014, Palazzo Madama ha concesso il proprio via libera, con 148 voti a favore, 19 contrari e 5 astensioni.
L’avvio dell’ultimo vaglio da parte del Parlamento è stato annunciato dal presidente Pietro Grasso nel tardo pomeriggio di giovedì 21 dicembre 2017, mentre l’ok definitivo è arrivato nella mattinata del giorno successivo. Come riportato ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, sul testo si era espressa in maniera fortemente negativa la Fofi. Dopo un’audizione in commissione Sanità al Senato, svolta il 30 novembre, il segretario della Federazione Maurizio Pace aveva parlato di testo «stravolto» dalla Camera rispetto alla prima stesura: quest’ultima, infatti, «pur presentando alcuni elementi insoddisfacenti, era comunque un testo condiviso». Ora, al contrario, secondo il dirigente dalla norma è stato cancellato «praticamente qualsiasi elemento di reale innovazione, aggravando il carico burocratico degli Ordini e limitandone l’autonomia e l’operatività». In particolare, le critiche si sono concentrate sul fatto che la legge rimanda a futuri regolamenti ministeriali la definizione di aspetti qualificanti della riforma, come quello elettorale, aprendo così una fase di transizione nella quale dovrebbero valere le disposizioni del DPR 221/1950 “per quanto compatibili”: «Mi sembra evidente – aveva spiegato Pace – che questo apra la strada al contenzioso, visto che non è chiaro chi dovrebbe decidere della compatibilità». Altre perplessità erano state poi manifestate in materia di deontologia, poiché «nel testo è previsto che il Codice deontologico debba essere approvato a maggioranza dai Consigli nazionali e poi recepito attraverso una delibera dagli Ordini provinciali. A parte il fatto che il Codice è sempre stato approvato all’unanimità nella nostra Federazione, la norma così come scritta apre a una situazione inconcepibile: l’Ordine che non recepisse il Codice deontologico votato dal Consiglio nazionale potrebbe votarne uno provinciale?», si chiede il segretario della Fofi. Inoltre, il ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti le Professioni sanitarie sarebbe possibile non solo per i provvedimenti disciplinari ma per qualsiasi atto: «In teoria, anche per un corso ECM: in pratica si potrebbe paralizzare l’attività delle Federazioni». Un punto di vista ribadito in Aula da Luigi d’Ambrosio Lettieri, vice-presidente della Federazione: «Il voto del gruppo Gal è favorevole – ha dichiarato – ma con riserva. Il Ddl Lorenzin, infatti, oggi torna in quest’aula dalla Camera sfregiato da errori gravissimi, determinati dalle contese interne alla maggioranza con un Pd che evidentemente non voleva questo provvedimento. Errori che potrebbero determinare dei punti di caduta deleteri su alcuni aspetti qualificanti. Primo fra tutti, quello relativo alla riforma degli Ordini delle professioni sanitarie su cui si era fatto un sostanziale passo in avanti con il testo approvato a larga maggioranza nel maggio del 2016 sia in quest’aula che in Commissione Sanità».
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