Il decreto Crescita approvato dal Consiglio dei ministri prevede che, tra le altre attività, per le farmacie che effettuano investimenti in beni materiali nuovi, dal 1.4.2019 al 31.12.2019, il costo di acquisizione sia maggiorato del 30% ai fini della deduzione dal reddito per imposte personali/Irap. Ne consegue che molti farmacisti potrebbero in questo momento essere interessati a sfruttare questa opportunità, investendo in tecnologia da applicare alla propria attività. Tuttavia, come nel caso delle etichette elettroniche, la scelta in quale direzione operare andrebbe effettuata sulla base di un’attenta valutazione. Soprattutto con tecnologie di non facile accesso economico, come le vending machines, distributori automatici. Nati nel mondo della farmacia per vendere profilattici, tali dispositivi oggi si sono evoluti in funzione e dimensioni, capaci di supportare svariate esigenze. Per far luce sulle dinamiche che cela questo mondo, FarmaciaVirtuale.it ha raccolto l’opinione di Enrico Maverna, farmacista titolare di farmacia in Pavia.

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«L’idea di installare una vending machine – spiega Maverna – è nata già da quando ho rilevato la farmacia che gestisco attualmente. L’idea di installarla c’era già da allora perché è una farmacia che ha davanti una fermata dell’autobus ed ampie vetrine che permettevano l’inserimento di una macchina di dimensioni importanti. La ratio iniziale era di sfruttare il tempo di sosta delle persone alla fermata dei mezzi. Il fattore fortemente limitante di queste tecnologie, per cui l’ho acquistata solo l’anno scorso, è stato il costo». A tal proposito il farmacista evidenzia che «se ci si dovesse basare esclusivamente sull’entità del ricavo, i pensieri sarebbero più di uno. In realtà, con i benefici fiscali a portata di mano, è un’operazione conveniente che permette anche di dare un servizio in più alla clientela».

Con riferimento al servizio alla clientela, Maverna spiega che «attraverso questa tecnologia, si fornisce di fatto un punto di riferimento sempre accessibile per tutto ciò che è dispositivo medico di primo utilizzo, prodotti per neonati, come confezioni di latte e salviettine che servono in ogni momento, piuttosto per soddisfare la dimenticanza dell’ultimo minuto, oltre che ai classici prodotti relativi al piacere e al benessere sessuale». Proprio su questa area, spiega il farmacista, «ho notato che la parte relativa all’area ricreativa, ovvero protezione e benessere sessuale, ha avuto un incremento importante. Un pò per motivi di spazio, riservatezza, tempo, è un’area che in farmacia non funzionava, ma che dopo l’installazione ha avuto un risveglio decisamente importante».

Nonostante ciò, come evidenziato in diverse occasioni, l’installazione di una tecnologia del genere, alla pari di altri canali di commercializzazione, rischiano di “impoverire” la farmacia di accessi preziosi. Secondo Maverna, questo può essere vero, ma anche il contrario: «Le relazioni si perdono in alcuni settori ma non in altri. Ad esempio, l’area sessuale, in aggiunta a quella dei dispositivi di pronto utilizzo nell’emergenza o nella dimenticanza, non toglie ingressi e relazioni». Soprattutto nel caso dell’area ricreativa «sono situazioni che difficilmente riescono ad essere gestite in farmacia. Spesso per timidezza e necessità di riservatezza nell’acquisto». Paradossalmente, dopo aver installato il distributore automatico, Maverna spiega che «ho aggiunto clientela alla farmacia, era clientela che non avevo, o che avevo ma non si serviva da me per quei prodotti particolari. È anche aumentata la vendita diretta al banco. Le persone vedono che c’è un assortimento importante ed entrano con qualche richiesta più specifica e con qualche necessità diversa che deve essere soddisfatta. Elementi del tutto positivi».

Come ogni tecnologia, tuttavia, anche i distributori automatici richiedono l’installazione, assistenza e manutenzione. A tal proposito, Maverna illustra che «del montaggio se ne è occupato la ditta, come anche la parte di taglio vetro della vetrina. Da un punto di vista tecnico, avevo già una posizione ottimale studiata al momento della ristrutturazione della farmacia, con serie di prese di corrente e di rete in più. Se c’è la predisposizione l’installazione è estremamente veloce». Una problematica che il farmacista tiene ad evidenziare è relativa alle autorizzazioni comunali. Nello specifico «pur avendo inserito la vending machine nel profilo della vetrina di pertinenza, mi è stata richiesta l’autorizzazione paesaggistica, che non avevo prodotto, quindi sono andato incontro a sanzione, successivamente pagata». Pertanto, evidenzia, «se qualche collega vuole installarla deve verificare e richiedere il nulla osta paesaggistico, verificando la procedura con il Comune di pertinenza».

Riguardo l’area del controllo degli andamenti e della gestione, «la vending machine – spiega Maverna – può essere controllata dal proprio software di gestione, che non è il software gestionale della farmacia. Ti colleghi dal tuo computer dell’ufficio e verifichi sia il funzionamento (temperatura, alert), sia gli eventi (vendite errori avvisi blocchi)». Con riferimento ad eventuali blocchi, Maverna evidenzia che «il grosso è dovuto a moneta che si incastra. Non sono le colonnine dei prodotti e quanto altro, ma il blocco moneta. È capitato quattro, cinque volte. Anche per questo avevo fatto attivare il contactless, anche se lo usano poco. Facciamo il 15% di contactless e il resto è moneta contante». In ogni caso, «nello scegliere a chi affidarsi, è suggeribile un’azienda che dia le dovute garanzie per un rapido intervento in caso di problemi bloccanti».

In generale, il farmacista esprime soddisfazione: «La vending machine come tutte le situazioni tecniche di miglioramento, serve a dare alla farmacia l’immagine di una situazione che sta cavalcando la modernità, che non è ferma e che non rimane sui propri schemi tradizionali. Anche se non è fondamentale, la valutazione del beneficio sull’immagine è necessaria per rimarcare che quell’attività è in un momento di successo e sta cavalcando l’onda». Tuttavia, spiega, «deve essere un’opportunità da valutare con attenzione, perché bisogna calcolare se la farmacia ha un passaggio tale per cui può avere un interesse questa situazione». A titolo di esempio, «se in un paese di 1000 abitanti non è presente una strada statale ad alta percorrenza, probabilmente non la farei». Mentre, «nel paese di 1000 abitanti che davanti ha un strada ad alto flusso, magari si. Ogni collega deve valutare in funzione della propria realtà e delle proprie finanze».

Senza dubbio, un importante aspetto da prendere in considerazione in questo momento, è  quello fiscale: «Fatto salvo – evidenzia Maverna – che la posizione sia idonea, l’aspetto fiscale è un’opportunità molto importante. È opportuno scegliere in questo momento, perché poi bisogna fare i conti con gli incassi che fa. Se la installo e mi fa 10.000 euro al mese, posso fare l’investimento in qualsiasi momento, tanto mi si ripaga velocemente, ma nella realtà non sono quelli gli incassi e i ricavi che si fanno». Quindi, spiega, «la parte fiscale è fondamentale. Il beneficio fiscale costituisce un fattore che può spingere all’acquisto e all’installazione. In questo momento è l’aspetto prevalente». In definitiva, conclude Maverna, «fornisco un servizio in più, mi porto a casa un incasso extra, che in assenza di beneficio fiscale non so quanto me la ripaga. Adesso c’è un beneficio importante. Non dico che la macchina si ripaga da sola ma l’investimento reale risulta limitato. Sono contento di aver installato una vending machine. Ci ho creduto e sono relativamente soddisfatto».

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