«Una delle nostre vittorie più nette. Sicuramente uno dei nostri contributi più significativi al sistema sanitario italiano e quindi a tutto il nostro paese». È il commento a caldo di Assofarm, organizzazione in rappresentanza delle farmacie comunali italiane, alla luce della concessione ai farmacisti della possibilità di inoculare direttamente vaccini. Secondo quanto evidenziato dalla sigla «se è vero che nelle prossime settimane la campagna (vaccinale, ndr) vivrà un deciso incremento della sua capacità somministrativa, ciò sarà possibile anche grazie alla possibilità offerta ai farmacisti di vaccinare direttamente i pazienti in farmacia». Secondo Assofarm «siamo stati i primi in Italia a volere questo consci della alta funzione di prossimità della farmacia. Siamo stati noi, dal 2018 in poi a proporre con convinzione ed insistenza l’introduzione del Farmacista Vaccinatore, figura che abbiamo mutuato da alcune esperienze molto positive realizzate da diversi nostri partner dell’Unione europea delle farmacie sociali (Uefs)».

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«In attesa dei dettagli operativi»

«Il recentissimo Decreto Legge del Governo – prosegue Assofarm – non ha definito tutti i dettagli, e nelle prossime settimane saremo impegnati a vigilare affinché la riforma rispetti quanto più possibile le prospettive e la valorizzazione piena del potenziale del farmacista. L’impressione però è che questa volta siamo davvero di fronte ad un convinto cambio di considerazione per la nostra presenza nel Ssn. Più convinto e più esplicito di altre volte. Non certo meno rilevante è inoltre la presenza di notevoli benefici economici alla farmacia territoriale, anch’essi presenti nello stesso Decreto Sostegni».

I vantaggi evidenziati da Assofarm

La scorsa settimana Assofarm aveva palesato i vantaggi del coinvolgimento dei farmacisti nella campagna vaccinale. La sigla aveva ricordato che la «logistica delle 19mila farmacie presenti sul territorio» deve «essere affiancata anche la presenza di nuovi professionisti sanitari abilitati all’inoculazione del farmaco». Nella stessa occasione Assofarm aveva puntualizzato che «non ha senso creare nuovi luoghi distributivi se poi non ci sono abbastanza professionisti che possono distribuire. I conti sono presto fatti: se ogni farmacia facesse 13 vaccinazioni al giorno, il nostro settore coprirebbe la metà dell’obiettivo di Draghi».

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