«La Giunta regionale del Veneto, con una delibera proposta dall’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha recepito l’Accordo Quadro tra Governo, Regioni e Proovince Autonome, Federfarma e Assofarm per la somministrazione di vaccini anti Covid presso le farmacie pubbliche e private convenzionate. Con lo stesso atto è stato approvato lo Schema del relativo Protocollo d’Intesa Integrativo regionale, che definiscono le precisazioni e le prime procedure operative correlate alle specificità della campagna vaccinale della Regione Veneto e viene modificato il Protocollo per l’effettuazione in farmacia dei test antigenici, rideterminando il costo per il cittadino in 22 euro anziché in 26». È quanto si legge in una nota della Regione Veneto.
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La remunerazione delle farmacie
Proprio sul tema della remunerazione delle farmacie, «l’Accordo Quadro nazionale – evidenzia la Regione – , stabilisce una remunerazione di 6 euro per l’atto professionale del farmacista riferito al singolo inoculo e demanda alle Regioni e Province Autonome il riconoscimento a favore delle farmacie di eventuali ulteriori oneri relativi a funzioni organizzative, materiale di consumo, dispositivi di protezione etc. Con riferimento agli ulteriori oneri, in considerazione delle operazioni in carico al personale della farmacia oltre che delle misure di sicurezza da rispettare per l’esecuzione delle sedute vaccinali nonché per l’allestimento della logistica, è stata condivisa la corresponsione, di un importo aggiuntivo di 4,50 euro per singolo inoculo e di un compenso forfettario di 200 euro da erogare alla farmacia a seguito dell’effettuazione di almeno 200 vaccinazioni. Allo stato attuale, alla luce delle risorse statali che saranno ripartite per la Regione Veneto, con un importo stimabile intorno ai 4 milioni di euro, e in considerazione dei corrispettivi da riconoscere alle farmacie aderenti alla campagna vaccinale, la Regione prevede di poter dare copertura alle spese corrispondenti all’incirca a 381.000 inoculi di vaccino».
Vecchioni (Federfarma Verona): «Enorme vantaggio per le piccole realtà»
«Si tratta di un enorme vantaggio soprattutto per le piccole realtà e tutti i loro utenti – ha dichiarato Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona -. Le farmacie rurali, molte delle quali sussidiate, servono vasti territori a bassa densità abitativa dove spesso sono l’unico punto di riferimento sanitario e prestano tutti i giorni il loro indispensabile servizio alla popolazione, guardia farmaceutica compresa, con l’ausilio di un solo collaboratore e talvolta neanche quello. Potendo ora effettuare i tamponi senza il contributo dell’infermiere che prima molte non potevano permettersi, le farmacie rurali che aderiscono, come tutte su base volontaria (l’elenco completo nel sito dell’Azienda Ulss 9 Scaligera) – Claudia Sabini, presidente Comitato dei rurali di Federfarma Verona – sono in grado di offrire questa importante prestazione sanitaria a tutta la propria utenza con il conseguente incremento della capillarità del servizio correlata, inoltre, dall’abbassamento del costo al cittadino».
Le perplessità sollevate FarmacieUnite
Lo scorso aprile FarmacieUnite aveva fornito un rapporto dell’incontro tra associazioni di categoria e Regione Veneto per il recepimento dell’accordo nazionale sulle vaccinazioni in farmacia, evidenziando diverse perplessità, tra cui «il budget destinato alla realizzazione delle vaccinazioni in farmacia, sia per contributo di 10,50 euro a vaccino sia quello una tantum di 200 euro previsto per le farmacie che raggiungeranno le 200 vaccinazioni eseguite, sarà decurtato dai fondi destinati alla farmacia dei servizi. In sostanza, nuovamente, si avvantaggiano le farmacie più strutturate utilizzando fondi destinati alla quasi totalità delle farmacie per destinarli a poche farmacie».
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