L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha pubblicato il rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia”, contenente i dati relativi alla spesa farmaceutica pubblica e privata relativa ai medicinali, nonché all’utilizzo nei vari ambiti. Secondo quanto emerso dall’analisi, «nel 2019 il consumo di antibiotici in Italia risulta invariato rispetto al 2018 (21,4 DDD/1000 ab die)», confermandosi superiore alla media, vedendo «una notevole variabilità d’uso regionale con valori più elevati al Sud rispetto al Centro e al Nord Italia». Quanto alle prescrizioni «le differenze d’uso riguardano il numero delle prescrizioni e la tipologia degli antibiotici prescritti (tipo di molecole; spettro ampio vs ristretto)», mentre «la variabilità regionale e l’ampia oscillazione stagionale dei consumi suggeriscono un uso non sempre appropriato». Infine «si riduce ancora il consumo di fluorochinoloni ma permangono aree di inappropriatezza».
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L’antibiotico più usato
«L’associazione amoxicillina/acido clavulanico – prosegue l’Aifa – è l’antibiotico più utilizzato. È probabile un sovra-utilizzo rispetto alla sola amoxicillina, particolarmente evidente in ambito pediatrico Nel triennio 2016-2019 i consumi in assistenza convenzionata (antibiotici erogati dalle farmacie pubbliche e private) si sono ridotti del 5,8%, al di sotto dell’obiettivo auspicato dal Piano Nazionale Antibiotico-resistenza (PNCAR) per il 2020 (riduzione >10%). Nello stesso triennio il consumo ospedaliero è risultato in crescita, nonostante la lieve riduzione osservata nell’ultimo anno, mentre l’obiettivo PNCAR per il 2020 era una riduzione >5%».
Magrini: «Antibioticoresistenza grande emergenza globale»
«Questo Rapporto – afferma Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa – è un capitolo speciale della collana OsMed di AIFA. L’antibioticoresistenza è infatti una delle grandi emergenze sanitarie globali, un’acqua alta che in alcuni Paesi ha raggiunto livelli preoccupanti. L’Italia è ancora tra i maggiori utilizzatori di antibiotici in Europa e uno tra i Paesi con i dati peggiori per le resistenze a livello ospedaliero. I deboli segnali di contrazione d’uso degli ultimi anni non sono sufficienti. Per avere un impatto positivo sulle resistenze occorrono riduzioni drastiche dell’ordine del 50%. Per questo – conclude il dirigente – è necessario adottare un approccio più efficace rispetto al passato. L’AIFA ne è consapevole e costituirà un gruppo di lavoro ad hoc all’interno dell’unità di crisi per le emergenze».
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