venanzio gizzi assofarmIl cuore della farmacia sociale è la sua stessa missione. È questo il messaggio emerso dalla riunione che si è svolta lo scorso 20 novembre ad Anversa dall’Unione europea delle Farmacie sociali (Uefs), che federa in Europa 2.300 farmacie e dieci grossisti distributori di Belgio, Francia, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito e Svizzera. «Se ciò che ci unisce è la volontà di offrire un servizio sanitario di prossimità al cittadino, allora per essere parte dell’Uefs non conta tanto essere farmacia pubblica o cooperativa, ma è più determinante essere sociale nella sostanza», ha spiegato il neo-presidente dell’associazione internazionale, l’italiano Venanzio Gizzi, al contempo presidente di Assofarm. «Si tratta di una svolta importante – ha aggiunto – perché sposta l’attenzione dalla struttura proprietaria alla mission: la farmacia sociale vede nel bisogno sanitario del cittadino il proprio obiettivo primario, e non una mera occasione di profitto. La salute dei propri bilanci è cosa importantissima, ma la tendenza alla massimizzazione degli utili è un’altra cosa, non priva di rischi etici e sociali. Detto ciò, è evidente che per essere farmacia sociale non bisogna per forza essere farmacia pubblica o cooperativa di farmacie: si può anche essere farmacia privata indipendente e addirittura catena di farmacie. La Uefs quindi si apre a chiunque condivida questa filosofia». Il direttivo dell’Unione europea delle Farmacie sociali ha chiesto inoltre a Gizzi e al segretario generale Marc Henry Cornely di mantenere i rispettivi incarichi per i prossimi quattro anni. Ciò perché «una maggiore stabilità delle cariche permetterà di affrontare con maggiore efficacia il periodo critico che la farmacia sta vivendo nella maggior parte dei contesti nazionali europei». «In un momento così complesso – ha concluso Gizzi – il fatto che la Uefs abbia deciso di scommettere sulla rappresentanza italiana dovrebbe essere motivo di soddisfazione per tutta la nostra sanità nazionale. È un riconoscimento per ciò che il movimento delle farmacie comunali italiane ha saputo fare in questi anni».

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