«Ogni fenomeno che potesse trarre beneficio dalla collaborazione o anche dalla semplice informazione e discussione con le altre parti interessate ha sempre trovato posto nell’ordine del giorno delle sue riunioni periodiche: dalle indisponibilità e carenze di farmaci al contingentamento degli ordini dei grossisti, dalla tracciabilità ai furti, all’individuazione realistica del numero di farmaci che deve detenere il grossista full line, all’export di farmaci e prossimamente anche all’import, tutto passa al vaglio di questo gruppo in cui nessuna voce manca». Giuseppe Scrofina, direttore editoriale del «Quaderno», notiziario dell’Associazione distributori farmaceutici (Adf), introduce così il numero di marzo 2021 dell’house organ dei grossisti italiani, aprendo ad un’accurata riflessione sugli esiti del Tavolo tecnico delle indisponibilità, a distanza di 6 anni dal lancio iniziale.
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Il Tavolo tecnico indisponibilità, dalla nascita a oggi
«Nato alcuni anni fa – evidenzia Sandro Morra, presidente Adf – con una focalizzazione molto precisa, gestire e rimediare al fenomeno delle carenze di medicinali, il Tavolo, coordinato dal Dr. Di Giorgio, è divenuto nel tempo un luogo di incontro e un’occasione di dibattito utile e proficuo fra tutti gli attori della filiera, le istituzioni, gli enti scientifici». Proprio in merito alle evidenze Morra sottolinea che si tratta di «un esempio virtuoso di confronto condotto da tutti i partecipanti con uno spirito immancabilmente costruttivo e sempre proteso alla soluzione dei problemi. Alcuni significativi traguardi sono stati raggiunti, come per esempio il Testo condiviso sulla distribuzione dei medicinali del 2016. Altri punti importanti sono in agenda, come il calcolo delle dotazioni minime dei distributori: questione di grande complessità per la gestione dei magazzini dei grossisti full-line. Nuove iniziative vanno inoltre profilandosi: appena annunciato il Tavolo sul rischio “carenze immunoglobuline”».
Da “Operazione Vulcano” a Tavolo tecnico indisponibilità
Tra i diversi interventi nella rivista, che nel numero di marzo racchiude le esperienze delle varie sigle di categoria, quella di Domenico Di Giorgio, dirigente dell’Ufficio qualità dei prodotti e contrasto al crimine farmaceutico presso l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), secondo cui «i punto di partenza della riflessione con le associazioni rispetto alle “mancanze” di farmaci che le falle andavano a generare, già oggetto di discussione da anni, era stata la necessaria tassonomia di quelle che giornalisticamente venivano chiamate “carenze di medicinali”: nel difetto di una definizione di legge, questa espressione andava a coprire sintomi analoghi, ma correlati a disfunzioni diverse, e che avrebbero richiesto interventi correttivi di matrice differente». Il dirigente ricorda «la distinzione tra carenze “produttive” vere e proprie, e “indisponibilità”, ovvero mancanze di farmaco generate dalle distorsioni distributive, che Aifa aveva approfondito nello studio della rete durante l’Operazione Vulcano, è stata quindi volutamente rimarcata anche nel nome del tavolo: la separazione delle problematiche è stata correttamente ritenuta cruciale, per poter indirizzare entrambe verso soluzioni appropriate, e passare oltre la lunga fase di reciproche accuse tra categorie di operatori che aveva caratterizzato il dibattito sul tema “carenze”».
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