Come riportato da FarmaciaVirtuale.it ai propri lettori, il ministero della Salute ha convocato, per martedì 2 luglio 2019, diverse sigle tra cui Aifa, Agenas, Regioni, Farmindustria, Assogenerici, Federfarma, distributori e grossisti. Come è noto, la carenza di un farmaco differisce dalla sua indisponibilità per motivi legati principalmente alla sottrazione dal mercato italiano di quantitativi di medicinali in favore di piazze più redditizie, queste ultime presenti in Europa. Secondo quanto riferito dal ministero, «al tavolo erano presenti, oltre ai rappresentanti del ministero e dell’Agenzia italiana del farmaco, le federazioni e le associazioni rappresentative della filiera farmaceutica, tutti impegnati nel comune intento di debellare le cause che ciclicamente concretizzano casi di assenza di taluni farmaci di particolare importanza terapeutica per i cittadini».

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Nel corso della giornata «sono state esaminate – evidenzia il dicastero – le principali ragioni che provocano questo fenomeno: le carenze di tipo produttivo e le indisponibilità dovute a distorsioni della catena distributiva dei medicinali. Tutti i partecipanti al Tavolo hanno offerto ampia disponibilità a collaborare con le strategie che si riterrà opportuno adottare. Per la risoluzione del problema è necessario un approccio integrato e consapevole ipotizzando anche eventuali modifiche normative, non solo sanzionatorie, e ritenendo opportuno che, nel prossimo aggiornamento delle linee guida di buona distribuzione dei medicinali, siano presenti previsioni più stringenti».

Quanto alla soluzione a livello europeo, nell’aprire del 2018 Fabrizio Gianfrate, docente di Economia sanitaria e farmaceutica, aveva evidenziato in un’intervista a FarmaciaVirtuale.it che «a molte nazioni europee fa comodo». «Per molti Paesi europei – aveva detto l’esperto – è estremamente conveniente il meccanismo. È un’opportunità: la Germania o l’Inghilterra, finché quest’ultima rimarrà nell’Ue, traggono un oggettivo vantaggio dal fenomeno. Stesso discorso vale per le nazioni scandinave. Tenendo conto del fatto che in Europa sono loro che comandano, non credo che vorranno mai cambiare le cose».

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