«Paese che vai, usanza che trovi», recitava un vecchio detto. Ogni paese ha le proprie usanze, i propri costumi, ma, nel caso di settori o professioni regolamentate, anche le proprie leggi. Secondo quanto riporta il giornale locale TicinOnline, circa 51 farmacisti sono spariti dall’albo dopo un aggiornamento di banca dati. Il portale evidenzia che a fronte dei 619 nominativi presenti nel 2018, sono 568 i farmacisti con libero esercizio censiti nel 2019. A motivarne il perché è Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale, il quale spiega che «l’obbligo del perfezionamento professionale dei farmacisti – riferisce TicinOnline – ha di fatto interrotto l’arrivo in Ticino di farmacisti provenienti dall’Italia». Rendendo dunque difficoltoso l’ingresso di nuovi farmacisti dall’Italia verso la Svizzera, definiti dallo stesso giornale “appetibili dal mercato indigeno”. In proposito, evidenzia Zanini, «a partire dal 2014 questo fenomeno si era intensificato, creando anche qualche preoccupazione nel settore e un rischio di dumping salariale». Il farmacista cantonale sottolinea inoltre che «il numero attuale (di farmacisti, ndr) sia confacente alle nostre esigenze, per cui giudico positivamente questo blocco degli arrivi dall’estero. La nostra priorità attualmente consiste nel garantire ai neodiplomati che escono dalle nostre università l’accesso ai posti di perfezionamento».

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A fornire un quadro ufficiale è Federico Tamò, portavoce dell’Ordine dei Farmacisti del Cantone Ticino, il quale – come riportato da TicinOnline – evidenzia che «abbiamo aggiornato la banca dati. C’erano nomi non più attuali che sono stati tolti». Ciò alla luce della nuova Legge sulle professioni mediche che «prevede, tra l’altro, un perfezionamento post laurea di due anni per i neo-farmacisti che puntano al libero esercizio». Con riferimento al mercato del farmaco in Svizzera, nel dicembre del 2018 il parlamentare Ruedi Noser aveva presentato una mozione per portare i farmaci senza ricetta in tutti i supermercati elvetici. L’eventuale modifica al sistema distributivo avrebbe consentito di calmierare i prezzi di determinati prodotti, attualmente accessibili solo attraverso le farmacie territoriali. Ciò anche alla luce delle differenze di prezzo con i mercati di Germania, Austria, Francia e Paesi Bassi.

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