I dati dello studio di Fase 3 Amplitude, condotto da Johnson & Johnson, hanno messo in luce l’efficacia della combinazione di niraparib e abiraterone acetato nel trattamento del carcinoma prostatico metastatico ormono-sensibile (Mhspc) con mutazioni dei geni della riparazione della ricombinazione omologa (Hrr). I risultati, presentati al congresso annuale della American society of clinical oncology (Asco) 2025 e diffusi in Italia il 6 giugno 2025, hanno mostrato la riduzione del 48% del rischio di progressione radiografica o decesso nei pazienti con alterazioni Brca. Lo studio, randomizzato e in doppio cieco, ha coinvolto 696 pazienti, raggiungendo l’endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione radiografica (Rpfs). Nei soggetti con mutazioni Brca, la Rpfs mediana non è stata raggiunta nel gruppo trattato con la combinazione, rispetto ai 26 mesi del gruppo placebo.

[Non perdere le novità di settore: iscriviti alla newsletter di FarmaciaVirtuale.it. Apri questo link]

Potenziale terapeutico della combinazione

È stato osservato un ritardo significativo nel peggioramento dei sintomi e nella necessità di interventi aggiuntivi. Nei pazienti con mutazioni Hrr, il rischio di progressione sintomatica è diminuito del 50%, con una riduzione ancora più marcata (56%) nei casi con alterazioni Brca. La prima analisi ad interim ha inoltre rilevato una tendenza al miglioramento della sopravvivenza globale, sebbene i dati richiedano ulteriore follow-up.

Sicurezza e prospettive future

Il profilo di sicurezza della combinazione niraparib e abiraterone acetato è risultato coerente con gli studi precedenti. Le reazioni avverse di Grado 3/4, tra cui anemia e ipertensione, sono state più frequenti rispetto al placebo (75% vs. 59%), ma le interruzioni del trattamento sono rimaste contenute (14,7% vs. 10,3%). Parallelamente, i dati dello studio Capture, presentati sempre ad Asco 2025, confermano che le mutazioni Hrr, in particolare Brca, sono associate a una prognosi più sfavorevole nei pazienti con Mhspc. Ciò sottolinea l’importanza dei test genetici e la necessità di terapie mirate. Johnson & Johnson è la prima azienda a dimostrare i benefici di una combinazione di inibitori Parp in questa tipologia di pazienti, aprendo la strada a strategie terapeutiche più personalizzate.

«Offrire ai pazienti tempo prezioso»

Charles Drake, M.D., Ph.D., Faap, vice presidente, responsabile dell’area di patologia del cancro alla prostata e immunoterapia presso Johnson & Johnson Innovative Medicine, ha precisato che «attraverso lo studio Amplitude, il nostro obiettivo è stato quello di determinare quanto a lungo i pazienti potessero vivere senza che il cancro peggiorasse. Abbiamo scoperto che la combinazione di niraparib, abiraterone acetato e prednisone sta ottenendo proprio questo risultato, confermando il nostro obiettivo di offrire ai pazienti tempo prezioso prima che la malattia entri in una fase più resistente. Questa scoperta evidenzia la necessità di intraprendere quanto prima strategie di trattamento personalizzate per i pazienti con Mhspc e mutazioni dei geni Hrr, in particolare Brca, i quali, solitamente, hanno a che fare con una malattia più aggressiva».

© Riproduzione riservata

Non perdere gli aggiornamenti sul mondo della farmacia

Riceverai le novità sui principali fatti di attualità.

Puoi annullare l'iscrizione con un click. Non condivideremo mai il tuo indirizzo email con terzi.