studi-settore-farmacieCon un decreto del 22 dicembre 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 303 del 29 dicembre (supplemento straordinario numero 16), il ministero dell’Economia ha decretato l’approvazione dei “nuovi” studi di settore relativi ad una serie di attività economiche nel comparto del commercio. Tra queste, all’articolo 1 viene menzionato anche lo «studio di settore YM04U – Farmacie, codice attività 47.73.10)». «Dal 2017 – spiega l’avvocato Franco Lucidi dello studio associato Bacigalupo-Lucidi – sono dunque cambiati gli studi di settore: addio perciò a congruità e coerenza e anche ai ricavi minimi, perché si farà riferimento a indicatori di fedeltà che individueranno il livello di affidabilità del contribuente rispetto a una serie di parametri». Il legale spiega in particolare che al criterio dell’affidabilità verrà assegnato «un voto da 1 a 10, e oltre quota 8 si otterranno dei “premi” in termini di riduzione dei tempi a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per controllare le dichiarazioni». Essi infatti scendono da cinque a quattro o anche a tre anni. Gli indicatori del livello di affidabilità si baseranno d’ora in poi su una serie di elementi: «Il valore aggiunto, come differenza tra ricavo e costo della merce, la percentuale del reddito, calcolata sul volume delle vendite, il confronto dei dati contabili degli ultimi otto anni, e la riduzione dei clusters, cioè dei gruppi di appartenenza delle singole attività. C’è quindi un minor numero di informazioni da inserire nel modulo e il risultato sarà, come detto, un “voto”. Cosa cambia? Forse è vero che, se si vuole che tutto resti com’è, è necessario che tutto cambi. Ma staremo a vedere». Dubbi in materia sono stati sollevati anche da un’analisi del Sole 24 Ore, nella quale il quotidiano economico sottolinea soprattutto due aspetti. Oggi, spiega il giornale, «gli studi servono principalmente per incentivare i contribuenti ad adeguarvisi per evitare “i fastidi” di un interessamento dell’Agenzia. Se così è, ecco allora che la vera novità degli indici dovrebbe essere il riconoscimento, nero su bianco, che non possono essere impiegati come strumento di accertamento. Il dubbio che ciò possa accadere è però forte». In secondo luogo, non è chiaro «se l’introduzione degli indici comporterà un’effettiva semplificazione per i contribuenti».

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