
Gli Stati generali sul diabete 2025 hanno messo in luce la necessità di un nuovo modello di assistenza per affrontare efficacemente la sfida del diabete in Italia. L’evento, promosso dalla Federazione delle società diabetologiche italiane (Fesdi) e dall’Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, ha visto la partecipazione di 35 organizzazioni tra società scientifiche e associazioni di pazienti, oltre a rappresentanti istituzionali.
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Diabete sfida per il sistema sanitario italiano
All’incontro è stato presentato il documento “Le proposte di policy per una nuova diabetologia”, policy paper rivolto alle istituzioni con le priorità su cui intervenire per contrastare il diabete nel Paese. Tra le azioni ritenute necessarie dagli esperti, il riconoscimento dell’attività fisica come strumento terapeutico, la creazione di una rete dedicata per la gestione della sindrome del piede diabetico e l’allocazione di fondi per l’attuazione dello screening del diabete tipo 1 su scala nazionale. Ulteriori interventi dovrebbero semplificare la Nota 100, aggiornare i Lea, adeguare il tariffario della “visita diabetologica” e inserire altri esami nel percorso diagnostico.
Buzzetti (Sid): «Serve, innanzitutto, un cambio di paradigma»
Raffaella Buzzetti, presidente Fesdi e della Società italiana di diabetologia (Sid), «abbiamo raccolto in un breve documento programmatico le azioni essenziali per dare un nuovo impulso alla gestione del diabete in Italia, focalizzandoci su semplificazione burocratica, aggiornamento dei Lea, diagnosi precoce e tutela dei diritti dei pazienti. Ma serve, innanzitutto, un cambio di paradigma. Data la complessità della multi-cronicità, condizione tipica della persona con diabete, è necessario passare da un approccio centrato sulla malattia (disease management) a un modello di gestione della salute (health management). In questo scenario, il diabetologo deve avere un ruolo centrale come primo referente clinico nella preservazione dello stato di salute oltre che nella diagnosi e cura delle complicanze della persona con diabete. Un modello che favorisca un approccio integrato e personalizzato, in cui il diabetologo collabori attivamente con altri specialisti quando necessario».
Strategia comune per portare il diabete al vertice dell’agenda politica
Riccardo Candido, presidente Amd, «solo il 30% delle persone con diabete ha accesso a cure specialistiche, cruciali per accedere all’innovazione terapeutica. Le strutture diabetologiche ben strutturate, con team multiprofessionali di infermieri, dietisti, psicologi e podologi, coadiuvati dal diabetologo, sono ancora poche sul territorio nazionale. E anche laddove presenti, non sempre riescono a garantire adeguati volumi di assistenza. È carente l’integrazione con la medicina generale e con gli altri specialisti, con conseguenti peggiori esiti di salute e crescita delle complicanze. Gli Stati generali sul diabete rappresentano una preziosa occasione per affrontare questi problemi insieme a interlocutori chiave, individuando una strategia comune per portare il diabete al vertice dell’agenda politica del nostro Paese».
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