«Apprendiamo dai mass media e dalle dichiarazioni del ministro della Salute che ci sarebbe il progetto di utilizzare la Farmacia per l’effettuazione di test rapidi salivari e test sierologici per l’individuazione delle persone positive al Covid-19. Stupisce apprendere di questi progetti dalla televisione e non dai rappresentanti di categoria. Non avendo informazioni precise sorgono diverse preoccupazioni, anche in virtù del fatto che al TG si sono viste immagini di test effettuati pungendo il dito del paziente al banco, attraverso il plexiglass, o su un tavolino da picnic all’esterno della farmacia, alla vista di tutti. I farmacisti collaboratori hanno dimostrato negli anni, e nella prima ondata della pandemia, il senso del dovere e la disponibilità ad adattarsi alle esigenze del momento per assicurare il servizio alla popolazione». È quanto si legge in una nota dell’Associazione nazionale professionale farmacisti non titolari (Conasfa).

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La necessità di elaborazione di un protocollo

«Tutto ciò – evidenzia la sigla – nonostante il contratto non sia rinnovato da quasi un decennio. Nel frattempo il lavoro del farmacista è cambiato, sempre più spesso gli è richiesto di eseguire autoanalisi e servizi di telemedicina senza nessuna previsione di tutela per il rischio biologico. Ora questa improvvisa, imprevista e possibile nuova incombenza. Siamo convinti che l’eventuale introduzione di nuovi compiti debba passare innanzitutto attraverso un confronto all’interno della categoria. Poi è fondamentale che si elabori un protocollo che preveda la sicurezza dell’operatore e del paziente, la privacy del paziente, la sicurezza degli altri lavoratori della farmacia e dei clienti della stessa».

Necessaria una formazione specifica

In aggiunta a quanto evidenziato, Conasfa puntualizza che «è necessaria la formazione specifica, da eseguire naturalmente durante l’orario di lavoro, non certo sottraendo le ore di riposo, in un periodo che professionalmente si preannuncia estenuante. L’operatore che andrà ad eseguire i test dovrà essere adeguatamente retribuito. Vanno naturalmente previste precise tutele verso i rischi connessi al contatto ravvicinato con persone potenzialmente infette: cosa succede se un farmacista deve stare in quarantena? Ci giungono voci di colleghi che, in primavera, in questa situazione, si sono visti calcolare il periodo come ferie… E se un operatore contrae il Covid e resta inabile al lavoro? Magari con un contratto a termine? No al farmacista usa e getta! È importante, se si vuole introdurre nuovi servizi, che si possano assicurare procedure uniformi in tutte le farmacie, evitando iniziative improvvisate come quelle mostrate in TV che rischiano oltretutto di deteriorare l’immagine del Farmacista come professionista della salute e della Farmacia come sede della “Farmacia dei Servizi”».

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