Come riportato ai propri lettori dalla nostra testata, Federfarma ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Palermo contro una norma stabilita dalla Regione Siciliana. Si tratta del decreto dell’assessore alla Salute del 10 agosto 2018, n. 1474 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – serie speciale Concorsi – del 31 agosto 2018, n. 12), che reca “Criteri e procedure per il trasferimento delle farmacie eccedenti non sussidiate dei piccoli centri”.
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Sulla questione la nostra redazione ha ascoltato il farmacista siciliano Eugenio Ferraro, interessato direttamente alla vicenda, che ha ripercorso la questione: «La legge aveva previsto che, nei comuni nei quali si riscontra un incremento di popolazione, possono essere aggiunte nuove sedi farmaceutiche. Tuttavia, nulla era stato indicato in caso fenomeno contrario, ovvero di spopolamento. Nel 2017, per questa ragione il Parlamento nazionale ha approvato, dopo un iter piuttosto lungo, una legge che prevede la possibilità di spostamento in ambito regionale per le farmacie soprannumerarie». Il problema sorge dal fatto che, prosegue Ferraro, «per una serie di concause la Regione ha approvato una norma analoga, con due varianti: la prima è legata alla tassa di concessione che passa da 5 a 20mila euro. In secondo luogo, i comuni beneficiari per la legge nazionale sono quelli con popolazione inferiore a 6.600 abitanti, mentre per la norma regionale si sale a 12.500». Secondo il farmacista è normale che la Regione abbia legiferato in materia sanitaria poiché «ciò è in linea con quanto previsto dal titolo V della Costituzione. Anche perché gli enti locali conoscono il proprio territorio, e quest’ultimo varia in modo sensibile in Italia. Tra l’altro, all’epoca, la norma regionale fu concordata con il ministero della Salute. È per questo che non riesco a capire per quale ragione Federfarma abbia chiesto di annullarla. E di annullarla tutta, non soltanto la parte relativa alle indicazioni di popolazione e di tassa di concessione, qualora fossero questi i punti ritenuti non accettabili dall’associazione. Ci sono farmacisti in difficoltà e in questo modo si rischia di rallentare un processo di rinascita imprenditoriale».
«Il nostro intento non è di certo persecutorio nei confronti dei colleghi – ha replicato Roberto Tobia, dirigente nazionale di Federfarma -. Al contrario, quello che chiediamo è semplicemente di rispettare i criteri nazionali. Non vedo perché in Sicilia ai farmacisti debbano essere chiesti 20mila euro anziché 5 di tassa di concessione, ad esempio». La nostra redazione ha potuto verificare direttamente il testo del ricorso ed effettivamente gli avvocati dell’associazione di categoria hanno indicato a chiare lettere che «è bene ribadire che sia l’atto impugnato che la legge regionale sono censurati solo in parte qua, cioè laddove illegittimamente derogano alla normativa statale. Nessuna delle previsioni che concernono il trasferimento delle farmacie dai Comuni con popolazione sino a 6.600 abitanti è qui oggetto di contestazione (ovviamente a eccezione di quella che, indebitamente, aumenta la tassa di concessione governativa da 5 a 20mila euro), con la conseguenza che l’auspicata declaratoria di incostituzionalità non avrebbe alcun effetto sui trasferimenti rispettosi dei princìpi fondamentali della legislazione statale in materia».
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