Federico Conte, presidente del sindacato Farmacieunite, ha siglato con i direttori generali di Ulss3 “Serenissima” e Ulss4 “Veneto Orientale”, il protocollo per la compartecipazione attiva delle farmacie allo screening del carcinoma al colon-retto. Il documento, che recepisce le disposizioni della Regione Veneto, permetterà, a partire da gennaio 2023, la partecipazione delle farmacie allo screening dei cittadini tra i 50 e i 69 anni. «Con la firma di questo protocollo – ha dichiarato Conte – le farmacie dimostrano ancora una volta di essere parte integrante del Ssn, garantendo alla popolazione un servizio capillare sul territorio e confermandosi presidio di prossimità funzionale al raggiungimento di una buona adesione agli screening ad ampio raggio, oltre che di fondamentale importanza, com’è quello del carcinoma al colon retto». Secondo quanto prevede il protocollo, le farmacie procederanno all’approvvigionamento del materiale necessario allo svolgimento del test, consegneranno l’apposito kit ai cittadini per poi ritirarlo e conservare i campioni biologici, che saranno portati ai laboratori dai distributori intermedi.

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Farmacista promotore della prevenzione

Come Conte sottolinea, il vero valore di questo servizio va al di là della gestione materiale dei kit, ma risiede nel ruolo attivo del farmacista nell’informare i cittadini e promuovere le iniziative di prevenzione a essi destinate. «Un altro valore aggiunto al servizio, che va ben oltre la consegna e il ritiro dei kit – afferma il presidente di Farmacieunite – è l’approccio proattivo del farmacista, il quale provvede a sensibilizzare la popolazione e a informarla sui comportamenti da adottare per una corretta educazione sanitaria. Svolgiamo quindi un ruolo di consulenza e di aiuto, che è insito nella nostra professione». L’iniziativa, al momento siglata per le Ulss 3 e 4, verrà estesa nei prossimi giorni alle altre Ulss venete, così da offrire la possibilità di eseguire lo screening a tutti i cittadini della Regione appartenenti alla fascia di età coinvolta.

Tumore al colon-retto neoplasia tra le più frequenti

La decisione di eseguire uno screening di massa dedicato al tumore del colon-retto è dovuta alla notevole frequenza di questa patologia nella popolazione al di sopra del 50 anni, in merito alla quale Farmacieunite riporta i dati del registro nazionale tumori 2020. «Quella al colon-retto – spiega il sindacato in una nota – rappresenta la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne. Il tumore è spesso conseguente a un’evoluzione di lesioni benigne della mucosa dell’intestino, che impiegano un periodo molto lungo (dai 7 ai 15 anni) per trasformarsi in forme maligne. Lo screening al colon-retto, o ricerca di sangue occulto nelle feci, è il metodo più efficace per rilevare l’eventuale presenza di una neoplasia ed è raccomandato ogni 2 anni nelle persone in età compresa tra 50 e 69 anni. L’esame è semplice e consiste nella raccolta di un piccolo campione di feci che poi vengono sottoposte alla ricerca di tracce di sangue non visibili a occhio nudo».

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