Raimondo Villano, farmacista dal 1986 e cavaliere di Grazia Magistrale del S. M. Ordine di Malta dal 2002, è autore di “Magistero ecclesiastico ai farmacisti da Pio XII a Benedetto XVI”, un volume uscito nel 2019 e ripubblicato nel 2021 in una seconda edizione. Oggetto dell’opera è uno dei temi storici più controversi e dibattuti di tutti i tempi: il rapporto tra fede religiosa e scienza e il ruolo etico degli operatori sanitari, con particolare riguardo ai farmacisti. Attraverso fatti e citazioni, l’autore intende evidenziare l’attenzione che la Chiesa Cattolica ha riservato a chi esercita questa professione. «Nella seconda metà del XX secolo e agli inizi del XXI – sostiene l’autore – la Chiesa Cattolica Apostolica Romana ha continuato a offrire numerosi contributi di rilevante portata al mondo e a dare notevole impulso alla pastorale della salute, tanto nei documenti quanto nella prassi e ha riservato un’attenzione oggettivamente molto significativa anche alla professione del farmacista».

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«Il farmacista, amico colto del cittadino»

«Mai prima della fine dello scorso secolo – scrive nella presentazione del libro la senatrice Mariapia Garavaglia, presidente dell’Istituto superiore di studi sanitari e già ministro della Sanità – i problemi posti dalla scienza e dalla ricerca hanno coinvolto tanto pesantemente l’etica professionale degli operatori sanitari (medici, farmacisti, infermieri e altri), a causa di un sostanziale cambiamento dei fondamenti antropologici dell’intera società. La Chiesa, “maestra di vita”, ha manifestato attraverso il magistero, a partire da Pio XII, un pensiero chiaro nel valorizzare il dovere della medicina di curare, senza tuttavia perseguire un’irragionevole insistenza che viola la dignità della persona e utilizza inutilmente le risorse. Lo strumento prezioso a disposizione del medico, nel suo prendersi cura del paziente, è il farmaco. Il dispensatore, il farmacista “amico colto” del cittadino, svolge un importante compito, perché la sua funzione non è solo quella di interpretare la ricetta del medico, ma spesso di consulente e confidente dei pazienti e dei loro familiari. La farmacia è il presidio sanitario che guarda la strada, è il servizio più prossimo al cittadino e a ragione Papa Wojtyla ha affermato che la “farmacia ha arricchito la sua connotazione sociale”».

Farmaci e bioetica, un tema sempre attuale

«Raimondo Villano – aggiunge il professor Francesco D’Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale per la Bioetica e membro della Pontificia Academia pro Vita – ha raccolto materiali importanti, sofisticati, non di facile accessibilità, con estrema precisione e attenzione. Per l’ambiguità costitutiva del farmaco, assumerlo non è mai una decisione tecnica ma etica, anche se nella maggior parte dei casi di minimo rilievo. Curarsi va sicuramente interpretato come un dovere. Gli straordinari progressi che la medicina e la farmacologia hanno conosciuto nella modernità vanno contestualizzati in questo orizzonte appena descritto. In sintesi, la somministrazione dei farmaci va tematizzata come uno dei problemi bioetici fondamentali del mondo in cui viviamo, un problema che viene costantemente rimosso, ma che altrettanto costantemente si riaffaccia sul palcoscenico dell’etica pubblica, aprendo dubbi, dibattiti e lacerazioni tormentose. Anno dopo anno gli interventi del Magistero della Chiesa in questo ambito si sono fatti sempre più precisi, sempre più informati, sempre più calzanti»

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