
Il secondo punto oggetto di critica riguarda i tempi di preavviso, che «viste le introduzioni dei nuovi contratti nel mondo del lavoro negli ultimi anni, assumono ancor una maggior valenza nella tutela del lavoratore che oramai rischia più la disoccupazione e assunzioni “con contratti” al di sotto della decenza. La terza questione è legata alla riduzione della percentuale dell’obbligo di conferma in servizio di almeno il 90% degli apprendisti, che potrebbe comportare «un aumento del rischio del turnover all’interno delle aziende, con progressiva penalizzazione del servizio all’utenza», secondo la Conasfa. Inoltre, a preoccupare Ballerini è «l’introduzione di quote di salario variabile parametrato ad obiettivi di risultato», che potrebbe portare «ad una “cannibalizzazione” della professione tra colleghi e un uso esagerato del “cross-selling” non sempre accettato dall’utenza», nonché «l’uso di agenzie interinali per le assunzioni, che ha un sapore di “deresponsabilizzazione” dei titolari verso i propri colleghi professionisti».
Secondo la Conasfa servirebbero invece «un aumento salariale omogeneo per tutti, perché l’attuale livello retributivo è fermo da troppi anni e non è dignitoso per un professionista», assieme ad una riforma dei corsi di formazione e aggiornamento, al riconoscimento di un indennizzo per il “rischio biologico” per chi pratica autoanalisi in farmacia e al ripristino del “bonus camici”».
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