ricetta-elettronica-siciliaDoveva essere la prima Regione pilota; è vero che c’era già stata la Valle d’Aosta, ma con numeri molto più piccoli; era perciò la Sicilia a rappresentare il vero banco di prova su ampia scala della ricetta elettronica. Il governo siciliano ha dato il via libera in agosto per l’entrata a regime a partire dal 16 settembre, senza prevedere una fase iniziale di sperimentazione come invece si è fatto nelle altre Regioni, scelta che ha sollevato non poche critiche e preoccupazioni. A pochi giorni dal via ancora pendevano le minacce di disobbedienza da parte dei pediatri della Fimp, sul fronte dei contributi, le polemiche dei medici per l’aggravio di lavoro e i timori dei farmacisti per i collegamenti alla rete, in molte zone ancora troppo lenti. Davanti all’impossibilità soprattutto da parte dei medici di partire con la ricetta elettronica Sicilia il 16 settembre per problemi nell’adeguamento dei gestionali e nella formazione a usarli, l’assessorato regionale alla Salute ha concesso un altro mese e mezzo di tempo affinché chi non era ancora pronto si conformasse entro il 31 ottobre. Certo, i benefici previsti per la ricetta elettronica a regime sono ampi, tra risparmi per la stampa e la consegna dei ricettari, il monitoraggio delle prescrizioni, della spesa e dell’aderenza alle terapie, ma dal punto di vista pratico c’è da dire che nei primi dieci giorni dal via le farmacie partite erano poco più della metà, 800 su 1400, e i medici di famiglia e pediatri appena 700 su circa 5 mila. FarmaciaVirtuale ha interpellato il presidente di Federfarma Palermo, Roberto Tobia, per vedere come stanno andando le cose.

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Presidente Tobia, a che punto siamo? Col 31 ottobre tutti dovevano entrare a regime; è così, tutti i medici e le farmacie stanno solo più usando la ricetta elettronica?
Per quel che riguarda le farmacie sì, ormai siamo a regime, tutte sono in grado di gestire la ricetta elettronica e tutti i gestionali sono pronti. Sul fronte dei medici invece un po’ meno, siamo sotto il 50%.

Come mai?
Bisognerebbe chiederlo a loro… Un po’ è perché i gestionali non sono ancora stati completamente adeguati, un po’ forse per pigrizia o refrattarietà.

Ci sono stati problemi procedurali e tecnici?
Partendo, prima Regione in Italia, senza fase sperimentale, dei problemi ci sono stati, ad esempio per il collegamento adsl poco stabile, problemi con alcuni farmaci, ma comunque non grandissime difficoltà. Per luoghi quali Ustica o i comuni rurali ci si è industriati con la connessione satellitare o via chiavetta; un grande gesto di disponibilità da parte dei farmacisti. Sicuramente a lungo termine la ricetta elettronica sarà una rivoluzione che avrà vantaggi anche per le farmacie, oggi è stato però certamente un passaggio traumatico, soprattutto per coloro che hanno poca dimestichezza con le tecnologie. Ma come categoria siamo stati bravi a saperla fronteggiare, per dare continuità di servizio al cittadino.

I farmacisti come hanno reagito, hanno preso bene l’innovazione?
All’inizio c’è stato comprensibilmente del timore, ma una volta avviato il processo non ci sono state particolari lamentele; il valore in prospettiva della ricetta elettronica è stato capito.

Le aspettative sono state mantenute?
Per dirlo con certezza dobbiamo aspettare di fare i conti, quando con dicembre non ci sarà più il promemoria cartaceo…

Qual è il suo consiglio per i colleghi delle altre Regioni?
Il consiglio è di cercare la massima collaborazione con l’istituzione regionale e con Sogei, che noi abbiamo trovato; il mio timore è solo che, quando tutte le Regioni saranno a regime, il sistema centrale possa avere delle difficoltà a gestire la gran mole di dati.

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