Dal 1° marzo 2024 è stato introdotto un diverso sistema di valorizzazione della Distinta contabile riepilogativa (Dcr) che, di fatto, ha stabilizzato le quote di spettanza delle farmacie sui farmaci erogati in regime convenzionato con il Servizio sanitario nazionale. Giovanni Petrosillo, presidente del Sunifar, in un’intervista a FarmaciaVirtuale.it ha esaminato le tematiche relative agli sconti confidenziali, le implicazioni per il Servizio sanitario nazionale e per le farmacie stesse, con particolare attenzione alle realtà piccole e periferiche. Petrosillo ha rimarcato la sostenibilità del modello, i benefici per le farmacie – soprattutto nelle aree interne e rurali – e per i pazienti, in termini di accesso ai farmaci.
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Presidente Petrosillo, in che modo, grazie alla nuova remunerazione delle farmacie e del meccanismo degli sconti confidenziali è possibile mantenere invariata la spesa del Ssn, nonostante il trasferimento dei farmaci dalla Distribuzione per conto (Dpc) alla convenzionata?
Grazie al nuovo sistema di remunerazione delle farmacie e al meccanismo degli sconti confidenziali, è possibile mantenere invariata la spesa del Servizio sanitario nazionale (Ssn), nonostante il trasferimento dei farmaci dalla Distribuzione per conto (Dpc) alla convenzionata, grazie a due fattori principali. In primo luogo, la nuova remunerazione prevede quote fisse e una percentuale ridotta (6%), così, per i farmaci a medio-alto prezzo che vengono dispensati in convenzionata, si abbassa notevolmente il costo Ssn. Si pensi che, con il nuovo sistema, il margine per le farmacie dipenderà per circa il 25% dalla quota variabile e dal 75% dalla parte fissa.
In secondo luogo, il meccanismo degli sconti confidenziali, inedito per i farmaci in convenzionata, garantisce che l’azienda produttrice riconosca alle Regioni lo sconto negoziato con Aifa: per ogni confezione dispensata, inizialmente l’industria incassa il prezzo ex-factory pieno cedendo il farmaco alla filiera distributiva, ma poi ritorna alle Regioni il maggior guadagno. Ciò significa che, post-erogazione, le Regioni ricevono lo sconto concordato per ogni farmaco erogato dalle farmacie e tracciato con i flussi di rendicontazione, rendendo di fatto equivalente la spesa per il Ssn, indipendentemente dalla modalità di acquisto o erogazione del farmaco, che essa sia diretta o convenzionata.
Come mai il mancato payback da parte delle Regioni non è una diseconomia per il Ssn?
Esprimo un mio personale parere. Credo che la vera diseconomia si verifichi con una spesa che va costantemente e progressivamente oltre il tetto fissato in sede di programmazione. In quest’ottica, la scelta di innalzare il tetto della spesa farmaceutica penso risponda alla necessità di operare una scelta oculata da parte di chi deve pianificare il reale fabbisogno e non sottostimarlo al fine di produrre maggior payback. Per contro, il payback, ancorché si traduce in risorsa che torna alle Regioni, credo sia nato come strumento deterrente che, al suo verificarsi, dovrebbe anche essere accompagnato da misure correttive del governo della spesa. Se l’obiettivo fosse per tutti realmente quello di produrre più payback – e non credo che sia così –, verrebbe meno qualsiasi interesse al controllo della spesa. A proposito, per il 2023, si stima che la diretta sfori per otre 3,5 miliardi di euro.
In che modo il passaggio delle gliptine in convenzionata migliorerà l’accesso ai farmaci per i pazienti, soprattutto nelle cosiddette “aree interne” e rurali?
Avremo questi farmaci subito disponibili in farmacia; li avremo nelle nostre cassettiere pronti per essere dispensati ai cittadini. Con la Dpc i farmaci vanno prenotati di volta in volta, con possibili criticità nei fine settimana o per problemi logistici. Inoltre, quando c’è l’urgenza, nei piccoli borghi i pazienti devono fare chilometri e chilometri se non trovano il farmaco nella propria farmacia. Le associazioni dei malati hanno apprezzato molto questo cambiamento, spero il processo continui, magari proseguendo per le cure dei pazienti cronici come i cittadini portatori di diabete oppure per terapie delicate come gli anticoagulanti orali.
In che modo può essere migliorato questo modello per ottimizzare ulteriormente la distribuzione e il servizio delle farmacie ai pazienti?
C’è un tavolo di monitoraggio che dovrà valutare annualmente gli esiti di queste novità sul territorio, sia per il trasferimento dei farmaci che per la nuova remunerazione. Sulla base di criteri sanitari ed economici si deciderà come proseguire, prendendo gruppi interi di farmaci con volumi e valori sostenibili, come le gliflozine della Nota 100 o gli anticoagulanti orali. Il tavolo valuterà il prosieguo anche in base agli effetti della delibera sulle gliptine.
Nel pensare al nuovo sistema si è tenuto conto delle esigenze delle piccole farmacie che, negli anni, hanno visto assottigliarsi la Dcr?
Sì, abbiamo cercato di dare maggiori vantaggi alle piccole farmacie e alle farmacie rurali anche con la nuova remunerazione. Ci sono quote aggiuntive per le farmacie rurali sussidiate fino a un certo fatturato, per quelle sotto i 150mila euro di fatturato prima esenti da sconti, e per le altre sia urbane che rurali che già godevano di riduzioni dello sconto Ssn. Su sollecitazione dei ministri Speranza e Schillaci, sono state calcolate quote che portano più risorse rispetto a prima in base alla “debolezza” della farmacia, con incrementi di margine dal 15-16% per le rurali sussidiate fino al 35-40% per quelle prima esenti da sconti. Ovviamente, parliamo di incrementi medi, non mancando di ricordare che, con il nuovo meccanismo, in cui prevale la parte fissa del margine come ho già spiegato, si verifica una riduzione della precedente variabilità regionale che dipendeva dalla grande differenza del prezzo medio dei farmaci erogati in regime Ssn da Regione a Regione.
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