Come è cambiata la farmacia territoriale e quali opportunità ha colto nei giorni di esplosione del coronavirus? Su quali versanti invece è stata trovata impreparata e avrebbe potuto fare meglio? FarmaciaVirtuale.it riceve e pubblica integralmente la lettera di Raffaele La Regina, farmacista territoriale in San Rufo, Salerno, il quale ha tracciato un quadro su come il coronavirus abbia generato numerosi cambiamenti che nemmeno anni di attesa avrebbero potuto interessare la farmacia territoriale, primo avamposto del servizio sanitario sul territorio.
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«È più di un mese ormai che viviamo in questo stato di emergenza e da quasi sei settimane lavoro tutti i giorni, dato che la farmacia con cui alterno le turnazioni è in un comune isolato, senza sapere più cosa significhi un giorno libero. Tuttavia, dopo l’aumento di ingressi registrato nelle prime settimane, i flussi cominciano a normalizzarsi e ne ho approfittato per riflettere un po’ su quanto sia accaduto e, soprattutto, su ciò che accadrà ad emergenza finita.
Il coronavirus è piombato come un uragano, non solo nelle nostre vite, ma anche nel nostro modo di lavorare. Ha stravolto, infatti, tutti i processi interni delle nostre farmacie senza pietà alcuna. Ha stracciato ogni percorso assistenziale che da tempo definivamo vetusto ma su cui non avevamo mai avuto il coraggio di lavorare. In un modo del tutto indelicato ha stravolto ogni cosa.
Infatti, se la nostra categoria è stata sempre restia ai cambiamenti sulla base di ragionamenti del tipo “mica si possono cambiare le cose da un giorno all’altro, mica si possono costringere i farmacisti a dover cambiare il loro modo di lavorare, ma se si è sempre fatto così perché complicarci la vita”.
Il virus invece no, ha deciso in modo dittatoriale che fosse arrivato il momento di dare vita al cambiamento. Così sono finite le ricette rosse, sono finite le autorizzazioni cartacee per i presidi per incontinenti, si è capito che si può fare a meno della stampa del promemoria cartaceo.
Quante volte abbiamo pensato: “Perché non possiamo utilizzare le ricette Dem per la Dpc?”.
La risposta era sempre la stessa “il portale Xyz non può interfacciarsi con Sistema Ts” e quindi seguiva tutto un discorso sul lavoro che ci voleva per permettere queste integrazioni e sul tempo non relativamente breve per attuare i cambiamenti necessari.
Il virus non ha dato proprio importanza a tutto ciò, ha deciso che tutto doveva cambiare e così è stato.
Detto ciò, la prima lezione da imparare da questa situazione è “quando un processo o un percorso assistenziale può essere migliorato e/o semplificato, bisogna farlo senza se e senza ma”.
Altra questione particolarmente rilevante di questa emergenza è stata la vendita delle mascherine.
Siamo passati per sciacalli, lucratori, usurai, ci hanno appellato con quanti più termini ignobili possibili.
Si, ogni volta che si è presentata l’occasione, siamo stati pronti a dire “siamo vittime di atti speculativi che si verificano a monte nella filiera distributiva, ci arrivano in farmacia già con prezzi fuori mercato”, per non parlare poi dei controlli subiti solo per le attività speculative di alcuni.
Tuttavia, fermo restando che abbiamo subito il rialzo dei prezzi, abbiamo commesso anche un errore. Infatti se ogni farmacia acquista 300-1000 mascherine è normale che chi le vende decide di praticare un prezzo medio-alto. Se invece, pur mantenendo la nostra indipendenza, avessimo aderito ad una rete che negoziava per noi l’acquisto di questi prodotti, che tra l’altro fino a ieri nemmeno conoscevamo, le cose sarebbero andate diversamente, in quanto avremmo avuto un maggiore ed indiscusso potere negoziale e la rete avrebbe fatto da salvagente non solo per le nostre casse, ma anche e soprattuto per la nostra immagine.
Quando si parla di rete, però, è necessario parlare anche di standardizzazione. Ed è questo che manca alla Farmacia Italiana ed è ancora più evidente quando si parla di servizi. Infatti una maggiore standardizzazione delle attività di telemedicina sul territorio nazionale avrebbe potuto permettere alle farmacie territoriali di diventare hub locali di monitoraggio dei pazienti covid nello specifico, ma anche dei cronici.
Ed ancora, la rete avrebbe potuto facilmente aprirci le porte al mondo dell’online in modo strutturato e non sporadico. Centinaia di colleghi hanno messo in piedi e-commerce dall’oggi al domani senza le competenze giuste, solo perché l’agente di turno gli ha detto “ora è il momento di farsi i soldi con l’online”.
Pertanto il virus sta cercando di farci capire che dovremmo comportarci come Sergio Marchionne predicava: “Alleati nei costi, nemici sul mercato”.
La Farmacia Italiana deve concentrare gli sforzi nel realizzare una rete delle reti vera e concreta, in cui però i singoli farmacisti possano capire cosa vuol dire aggregazione e condivisione pur conservando la propria indipendenza. Il futuro è questo, è impensabile andare avanti senza una struttura solida alle spalle, smettendo di nascondere il proprio disinteresse verso il futuro parlando continuamente di luoghi comuni ormai obsoleti.
Il virus ci sta insegnando a metterci in gioco, ci sta facendo capire che non c’è più tempo per pensarci e che bisogna essere parte attiva del cambiamento indipendentemente dai modi e dalle persone coinvolte.
Un ultimo aspetto su cui si è soffermato il mio pensiero, è la riscoperta da parte dell’utenza della prossimità.
Sarà capitato a chiunque di vedere entrare persone del proprio comprensorio e scoprire che sono dei malati cronici e che non eravamo noi la loro farmacia di fiducia. Le motivazioni del non averci scelto prima possono essere le più disparate, tuttavia il virus ci ha concesso la possibilità di costruire un rapporto con questi “nuovi” utenti al fine di conquistare la loro fiducia.
Il nostro ruolo non sta cambiando, l’emergenza ormai lo ha cambiato e ci ha portato a farci percepire davvero per quello che siamo, un hub del servizio sanitario nazionale sul territorio. Ora il nostro unico obiettivo dovrà essere quello di guidare il cambiamento, di costruire con forza il nostro nuovo volto, altrimenti per l’ennesima volta rischieremo di essere vittima dei disegni di altri che non ci permetteranno di mostrare pienamente le nostre potenzialità. Come fa la primavera con la natura, svestiamoci dei modi, costumi e credenze del passato, e vestiamoci di futuro e intraprendenza, solo così le nostre aziende continueranno ad essere sostenibili per noi ed utili alla collettività!».
Raffaele La Regina
Farmacista in San Rufo (Salerno)
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