Nel corso dell’emergenza-coronavirus la paura di essere contagiati ha spinto da subito molte persone ad acquistare mascherine per proteggersi. Ciò ha comportato un rapido esaurimento delle scorte. Tanto che in alcuni casi perfino per il personale sanitario è difficile mettere a disposizione tali strumenti di vitale importanza per poter svolgere in sicurezza il lavoro. I prezzi delle poche disponibili sul mercato, al contempo, si sono rapidamente impennati: basta tentare un acquisto online per rendersene conto.

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Di fronte a tale scenario, che ha portato anche le associazioni di categoria a mobilitarsi, l’avvocato Aldo Lucarelli, dello studio legale associato Angelini Lucarelli di Roma, ha spiegato di aver inoltrato una richiesta all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcom) allo scopo di tentare di ottenere «una risposta ad un quesito molto arduo di carattere parasanitario, ed ostico di questo momento, ovvero: esiste un “giusto prezzo” delle mascherine nel mercato?».

«Il problema – precisa il legale – nasce non nelle farmacie, dove dovrebbe esserci un prezzo imposto e/o di listino, ma in quelle attività che volessero “riconvertire” la produzione al fine di soddisfare il consumo nazionale, come richiesto oggi dal Commissario Straordinario all’emergenza».

Nella lettera inviata all’Agcom, Lucarelli spiega: «Recependo le richieste di alcuni consumatori e confrontandole con le necessità di alcune imprese, e facendomi quindi portatore in questo particolare momento della spinosa questione inerente la disponibilità ed i prezzi di igienizzanti e di mascherine FFP2 ed FFP3, ed avendo altresì riscontrato una difficoltà oggettiva alla individuazione di quale sia un “giusto prezzo di mercato” delle mascherine, con la presente chiedo se allo stato vi sia un prezzo indicato da calmiere». E «se le difficoltà di reperimento possano giustificare una variazione dalle tariffe applicate nei mesi antecedenti la crisi sanitaria, ed in quale misura, per non incorrere in sanzioni civili e penali».

L’avvocato aggiunge che «il quesito nasce dalla lettura delle testate giornalistiche, tramite le quali si è appreso della giusta attività di repressione avviata dagli organi di polizia e dagli organi militari per evitare speculazioni a danno di noi tutti consumatori, e potenziali pazienti nei primi giorni del marzo 2020. Tuttavia ad oggi per un’impresa che volesse produrre e/o importare le mascherine, risulta assai arduo individuare un prezzo “corretto”, stante la necessità di acquistare i componenti necessari anche in vista di una riconversione produttiva, auspicata dallo stesso Commissario Straordinario all’emergenza».

Di qui la richiesta di «indicazioni metodologiche e/o listini di riferimento, ed ogni quant’altro la S.V. ritenesse opportuno al fine di individuare il criterio e/o il prezzo corretto di mercato, e/o il prezzo massimo, entro cui contemperare le esigenze sacrosante dei clienti/consumatori/pazienti con quelle delle imprese che sono chiamate ad organizzare la produzione, l’intermediazione e la vendita di tali beni».

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