Il tredicesimo Rapporto sulla povertà sanitaria, curato dall’Osservatorio sulla povertà sanitaria (Opsan) della Fondazione Banco Farmaceutico Ets, ha mostrato un quadro preoccupante delle disuguaglianze nell’accesso alla salute in Italia. I dati hanno messo in luce il costante aumento della povertà assoluta, passata dal 6,2% delle famiglie nel 2014 all’8,4% nel 2024, interessando 5,7 milioni di individui. Allo stesso tempo, la spesa sanitaria privata, in particolare la quota a carico diretto dei cittadini, cosiddetta out-of-pocket, continua a crescere. Il contesto economico genera così sempre più divario: le famiglie in condizione di povertà assoluta destinano alla salute solo il 2,1% della loro spesa mensile totale, contro il 4,4% delle famiglie non povere. In termini assoluti, la spesa sanitaria mensile pro capite delle famiglie povere è di 10,66 euro, contro i 67,97 euro delle altre famiglie. La spesa si concentra prevalentemente sui farmaci, con la rinuncia in molti casi ad altre prestazioni come visite specialistiche e servizi odontoiatrici, portando al fenomeno di sotto-consumo sanitario che rischia di aggravare le condizioni di salute a lungo termine.

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Risposta del territorio e integrazione socio-sanitaria

Il rapporto, curato da Luca Pesenti e Gisella Accolla per la parte analitica, ha mostrato come la limitazione o la rinuncia alle cure non segua meccanicamente i livelli di spesa regionali, ma rifletta dinamiche sociali complesse. La rete degli enti del terzo settore convenzionati con Banco Farmaceutico, in costante crescita e particolarmente rafforzata al Sud, assiste oltre 500mila persone, con un incremento dell’8,4% nel 2025. Il dato segnala l’aumento della domanda di assistenza sanitaria per le fasce più vulnerabili. La seconda parte del documento, a cura di Luca Pesenti, Mirella Pontello, Marco Trivelli e Tommaso Rossi, ha proposto una riflessione critica sull’organizzazione del Servizio sanitario nazionale, in particolare è stato evocato un cambio di paradigma: dal modello centrato sulla logica prestazionale e sulla misurazione quantitativa degli output, all’approccio relazionale e integrato, capace di rispondere alle esigenze di cronicità e fragilità.

Universalismo, priorità e terzo settore

Nella sezione dei contributi, Francesco Longo, docente dell’Università Bocconi, sostiene la necessità di riaffermare la natura del Ssn come sistema che definisce priorità di interesse pubblico, orientandosi verso una “sanità di iniziativa” che monitori proattivamente l’aderenza alle terapie, specialmente per i pazienti cronici più fragili. Luca Antonini, vicepresidente della Corte Costituzionale, ha richiamato l’importanza costituzionale del diritto alla salute e mette in guardia dai rischi di una deriva che potrebbe rendere le cure un privilegio per pochi, criticando la scarsa integrazione del terzo settore nella progettazione delle strutture evolute territoriali. Il rapporto si conclude sottolineando l’urgenza di politiche che possano intervenire in tal senso. Si rimanda all’analisi nella sezione “Documenti allegati”.

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