Il 4 dicembre 2023 l’impresa farmaceutica Ipsen ha pubblicato i risultati di una nuova ricerca che fa emergere la difficile realtà affrontata da coloro che sono stati colpiti da un ictus e dai loro familiari. Come riferito dai promotori dell’iniziativa, «l’indagine, condotta a livello europeo su oltre 500 pazienti reduci da un ictus, ha evidenziato che 9 persone su 10, tra quelle con occupazione lavorativa al momento dell’evento acuto, hanno subìto un impatto negativo nella loro attività. In particolare, i dati mostrano che i giovani tra i 30 e 44 anni sono i più colpiti in termini di impatto sulla carriera: circa 1 persona su 3 (34%) ha dichiarato di aver ridotto il proprio orario di lavoro e 1 su 4 (25%) è stata costretta ad abbandonare del tutto il lavoro».

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In che modo circolano le informazioni sull’ictus. Ulteriori evidenze rilevate mostrano che «l’impatto che l’ictus ha sulla vita lavorativa dei familiari del paziente che, per quanto riguarda in particolare l’Italia, indica che il 35% ha dovuto assentarsi dal lavoro per prendersi cura del congiunto, e il 12% ha dovuto rinunciare al lavoro per più di un anno. Restando in Italia, emerge che circa la metà delle persone intervistate (49%) spera in un miglioramento della mobilità, e il 48% vuole prevenire un altro ictus, il 36% desidera un miglioramento della funzione cognitiva, il 29% la riduzione del dolore e il 23% il miglioramento del linguaggio». Una parentesi relativa all’informazione ricevuta dagli specialisti, secondo cui «in particolare sul deterioramento cognitivo come conseguenza a lungo termine di un ictus, circa il 30% degli intervistati in Italia ha dichiarato che l’informazione è arrivata nel corso di visite di follow-up».

L’impatto dell’ictus sulla salute degli italiani. Paola Mazzanti, direttore medico di Ipsen Italia, ha evidenziato che «questa indagine europea mostra la necessità di un maggiore coordinamento dei vari soggetti coinvolti nella fase post-ictus per assicurare la massima tempestività nell’intervento e nei trattamenti riabilitativi. Ipsen da oltre 30 anni è impegnata su questo fronte con una terapia mirata per il trattamento della spasticità post-ictus, una condizione che ancora oggi, solo nel nostro Paese, colpisce oltre il 30% di coloro che hanno superato la fase acuta».

L’indagine europea. L’indagine è stata effettuata nel Regno Unito, Spagna, Francia, Italia e Germania dalla società di ricerche di mercato britannica Censuswide, intervistando 516 persone colpite da ictus negli ultimi tre anni. Per andare incontro ai problemi di mobilità, gli intervistati sono stati aiutati dai loro caregiver a compilare il questionario per loro conto. Agli intervistati sono state poste domande sulle loro esperienze di cura e riabilitazione post-ictus. Il sondaggio è stato condotto tra il 20 e il 25 settembre 2023.

L’importanza della tempestività dell’intervento. Nicoletta Reale, past president dell’associazione Alice Italia Odv, Associazione per la lotta all’ictus cerebrale, ha osservato che «nel nostro Paese oltre 900 mila persone portano gli effetti invalidanti dell’ictus. La Giornata internazionale delle persone con disabilità, celebrata domenica 3 dicembre, e l’indagine promossa da Ipsen, sono utili per aumentare l’informazione su questa malattia e le sue conseguenze oltre che per sollecitare una più stretta comunicazione tra i medici, gli stessi pazienti e i parenti, sapendo che la tempestività dell’intervento e il giusto trattamento possono migliorare molto la qualità della vita di chi sopravvive all’ictus».

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