«Negli ultimi anni abbiamo assistito al declino del modello classico di farmacia in funzione di una struttura moderna, arricchita da servizi in linea con l’evoluzione dei tempi. L’ultimo Ddl sulla Concorrenza, con l’apertura alle società di capitale, sta portando sulla scena nuovi attori, che velocizzano i cambiamenti; ciò ha reso necessario per i farmacisti individuare nuove forme di aggregazione che permettessero loro di essere competitivi e sempre più competenti». Con queste parole l’associazione di giovani farmacisti Fenagifar, presentava un convegno organizzato nel corso di Cosmofarma con l’obiettivo di analizzare uno strumento specifico, il Contratto di Rete, «attraverso il quale, mantenendo ciascuna la propria identità, le farmacie possono crescere mantenendo competitività sul mercato attraverso un programma comune e ambiti attinenti le proprie imprese. Cambia così il modo di fare ed essere titolare di una farmacia». «La partecipazione – spiega Pia Policicchio, presidente di Fenagifar – è stata straordinaria. Abbiamo aperto una finestra su un nuovo modo di fare farmacia, parlando dei contratti di rete, ma soprattutto di cosa vuol dire “fare rete”. Abbiamo posto l’accento sul fatto che nella rete vince chi ha una squadra, non chi ha unicamente titolari e dipendenti. Noi farmacisti dobbiamo capire che in questo modo si possono affrontare le sfide del futuro. La chiave è aggregarsi per vincere». Nel corso del convegno, prosegue Policicchio, «abbiamo potuto ascoltare le testimonianze del presidente di Federfarma Torino Marco Cossolo e di Marco Collareta di Unifarm. Quindi Erika Mallarini della SDA Bocconi ha spiegato cosa vuol dire “fare rete” dal punto di vista culturale: il problema è che molti farmacisti sono abituali ad essere imprenditori solitari. Infine, Pierre Emmanuel Telleri, dell’università di Londra, si è concentrato sul cambiamento che occorre effettuare anche per quanto riguarda i dipendenti delle farmacie, fornendo uno sguardo nuovo sul personale». In futuro, ha concluso la presidente del Fenagifar, «sappiamo che arriveranno le catene. E per affrontare questa novità dobbiamo strutturarci, perché loro saranno equipaggiati e forti di determinate idee manageriali. Purtroppo, però, temo che oggi i farmacisti non siano ancora sufficientemente pronti. In molti colleghi avverto grosse resistenze all’idea di fare rete. In fondo, non ci fidiamo l’uno dell’altro. Siamo radicati al nostro orticello, a certe tradizioni, e non siamo aperti a cedere un po’ di ciò che abbiamo, al fine di acquisire di più insieme. Quando lo capiremo, non ci sarà Walgreens Boots Alliance che tenga».
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