pillola dei cinque giorni dopoLa cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”, un metodo contraccettivo di emergenza a base di ulipristal acetato commercializzato con il nome di EllaOne, a partire dal 9 maggio 2015 per le pazienti maggiorenni è da considerare un SOP. La prescrizione medica non ripetibile è da richiedere, dunque, soltanto alle minorenni; è venuto inoltre a decadere l’obbligo per le pazienti di effettuare il test di gravidanza. Con questa modifica al precedente regime di dispensazione, il nostro Paese ha così recepito le disposizioni comunitarie. Questo, sulla carta: perché nella realtà dei fatti la situazione sarebbe ancora troppo confusa.

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Almeno, questo emerge da un’inchiesta condotta dai giornalisti del quotidiano la Repubblica, che si sono recati in una serie di farmacie milanesi per chiedere di acquistare il medicinale (che ha validità fino a 120 ore dopo il rapporto sessuale ritenuto a rischio), ottenendo riscontri apparentemente molto contraddittori tra di loro. C’è chi non ha disponibilità del farmaco in negozio; chi controlla se è necessaria la prescrizione; chi addirittura nega che il prodotto esista. C’è anche chi si appella al diritto all’obiezione di coscienza, che non è riconosciuto alla categoria dei farmacisti. Proprio in questi giorni – ricorda la Repubblica – è in corso la revisione del codice deontologico della categoria, ma la questione dell’obiezione di coscienza non è stata posta all’ordine del giorno, sebbene diversi colleghi da tempo chiedano di poter beneficiare di tale diritto. Stando alle associazioni che si occupano di salute femminile come Vita di donna, continua il quotidiano, due farmacisti su dieci richiederebbero una ricetta o una visita ginecologica che secondo la normativa non sono necessari. C’è, infine, chi lo presenta come un medicinale abortivo, quando invece l’Aifa, la casa farmaceutica e le sperimentazioni hanno stabilito che l’ulipristal acetato non provoca l’interruzione di gravidanza, bensì agisce bloccando o ritardando l’ovulazione e rallentando la maturazione dell’endometrio, in modo tale che l’embrione non venga impiantato. Su tale questione, ad ogni modo, il dibattito all’interno del mondo medico è ancora molto acceso.

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