Che lo sconto faccia male alla farmacia e, più generale, al settore farmaceutico non è cosa nuova, piuttosto, come segnala un articolo pubblicato su Pharmaretail, newsletter di marketing per la farmacia, “i titolari dovrebbero imparare a definire politiche di pricing orientate al valore”.
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Prima il Cresci Italia, poi l’acuirsi della crisi, si è giunti oggi ad una contrazione della spesa di prodotti farmaceutici al punto da spingere farmacie, parafarmacie e corner GDO in quello che inizialmente era solo un sentore, praticare la guerra dei prezzi.
L’interessante articolo di Pharmaretail pone l’attenzione su una serie di campanelli di allarme, alcuni articoli sulla stampa nazionale, che vedevano l’aggressione al mercato con promozioni a prezzo stracciato da parte di alcune farmacie.
Sarà stato lo “sdoganamento” del decreto “Cresci-Italia”, che ha abbattuto l’ultimo tabù e ha aperto ai ribassi anche l’etico. Sarà la crisi, che morde i fatturati e abbatte ogni inibizione. O sarà la concorrenza di Gdo e parafarmacie, sempre più palpabile con il calare dei consumi. Sarà quello che volete, resta il fatto che la pratica dello sconto sul prezzo di vendita sta mettendo radici in un numero sempre più esteso di farmacie. Non ci sono dati statistici che diano fotografie nette, ma gli articoli di giornale comparsi soltanto nelle ultime settimane – un servizio su Il Tempo che parla di offerte in alcune note farmacie della Capitale, un pezzo de Il Mattino di Padova su una farmacia che in città fa raccolta punti con premi sostanziosi per i collezionisti di bollini – bastano a dare la misura: sempre più titolari mettono da parte resistenze e barriere culturali e si cimentano con la scontistica, come fa l’arcigna Gdo.
Articolo pienamente condiviso da quella parte di farmacisti succubi delle politiche di sconto indiscriminato, che vedono praticare dagli stessi colleghi ‘della concorrenza’ percentuali di sconto sino al 25%. Guerra dei prezzi a cui gli esperti invitano alla massima cautela in quanto, oltre a deprimere l’immagine del farmacista, visto sempre più come un commerciante e non come un professionista, farebbe livellare al ribasso i prezzi medi oltre che la marginalità della farmacia.
Piuttosto focalizzare i propri sforzi sull’ultra specializzazione e sulla proposizione di servizi strettamente legati alla professione del farmacista, cercando di driblare quei comparti totalmente soggetti alle politiche concorrenziali.
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