Pharmaceutical care, un’opportunità per le strutture sanitarie

Un paper pubblicato da Mauro Luisetto e Behzad Nili-Ahmadabadi, intitolato «An Open Letter to all Pharmacists. 2016: Pharmaceutical Care, Medical Laboratory and Imaging», analizza l’impatto della presenza dei farmacisti clinici nei team medici, al fine di monitorare al meglio la terapia (e non solo), con l’obiettivo di migliorare il decorso del paziente, aumentando la sicurezza. «La partecipazione di farmacisti in team medici multidisciplinari – scrivono gli autori – migliora le risposte cliniche. Si tratta dunque di un’opportunità sia per i professionisti della salute sia per i pazienti, nonché di un modo per rendere più efficiente il sistema riducendo i costi». Soprattutto visto il numero crescente di nuovi farmaci a disposizione e viste le cure sempre più complesse che si possono somministrare. «E ciò – proseguono – non vale solamente per gli ospedali: la farmacia clinica piò rappresentare un aiuto per i pazienti anche nelle cure domiciliari. In particolare, si tratta di una grande opportunità nei casi in cui il ricovero non è necessario. Una consulenza farmaceutica può rivelarsi cruciale inoltre per numerose branche della medicina». Lo studio si basa sull’analisi della letteratura scientifica, «con l’obiettivo di stimolare l’applicazione della pharmaceutical care in Paesi dotati di sistemi sanitari avanzati, al fine di offrire cure farmaceutiche più puntuali ai pazienti». Il risultato, spiegano Luisetto e Nili-Ahmadabadi, è che «abbiamo osservato in questi studi l’esistenza di un impatto positivo generalizzato legato alla presenza di farmacisti nei team medici, sia per quanto riguarda gli aspetti clinici che per quelli economici». Per questo nelle conclusioni del paper si esortano gli ospedali a sfruttare maggiormente le conoscenze dei farmacisti, in particolare in determinate branche: «Non è ora – si domandano gli autori – di sfruttare questa possibilità al fine di minimizzare i rischi per i pazienti e risparmiare denaro, proprio mentre aumentano esponenzialmente i costi dei trattamenti innovativi?».