Dovrebbe ridisegnare la sanità dei prossimi anni, dettando le linee per le principali questioni del comparto, dalla complessa partita delle strutture ospedaliere alle gare per gli acquisti di beni e servizi, dai costi standard, su cui recentemente è stato trovato un accordo, ai Livelli essenziali di assistenza, alla digitalizzazione della sanità. È il Patto per la salute, su cui in questi mesi sono aperti i tavoli tra Regioni e Governo e che dovrebbe portare anche al non più rinviabile obiettivo di ricucire il buco della sanità nostrana, tanto che il ministro della Salute Lorenzin ha definito il Patto una spending review interna. Il documento conclusivo potrebbe arrivare entro la fine dell’anno e portare con sé anche numerosi aspetti di interesse per il mondo della farmacia, dalla partita dei farmaci alla convenzione farmaceutica e la nuova remunerazione. FarmaciaVirtuale ha interpellato la presidente di Federfarma Annarosa Racca per cercare di fare chiarezza sugli scenari aperti dal Patto.
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Presidente Racca, qual è il ruolo di Federfarma in relazione al Patto per la salute?
Il Patto per la salute nasce sulla base di un confronto tra il Governo e la Conferenza delle Regioni, con l’obiettivo di riorganizzare la sanità, renderla più adeguata alle nuove esigenze di una popolazione che invecchia, ma anche economicamente sostenibile. Attualmente sono al lavoro vari tavoli tematici. In questa fase di trattativa non è previsto il coinvolgimento degli operatori; Federfarma, come anche le altre organizzazioni di categoria, ha chiesto di essere ascoltata. Il ministro Lorenzin ha assicurato che gli operatori saranno coinvolti nella definizione del Patto.
Quali sono le tematiche pregnanti per il settore farmacia?
I due tavoli che si occupano di tematiche di particolare interesse per la farmacia sono quelli incentrati sull’assistenza farmaceutica e sul riassetto delle cure primarie.
E cosa si aspetta Federfarma dal Patto per la salute?
È importante il coinvolgimento delle farmacie nel processo di riorganizzazione della sanità territoriale, per evitare disagi ai cittadini dopo la chiusura dei piccoli ospedali. Anche le aggregazioni dei medici (UTAP, AFT, Case della salute, ecc.) devono svilupparsi senza avere come conseguenza una sovrapposizione con attività che possono essere svolte dalle farmacie e senza compromettere la capillarità della rete.
Il Patto per la salute sarà in grado di apportare stabilità nel settore farmaceutico?
Il Patto avrà un impatto positivo sul servizio farmaceutico se terrà nel dovuto conto le esigenze espresse dalle farmacie per mantenere efficienza e capillarità della rete. Una volta siglato il Patto si potrà procedere, come già annunciato dal presidente del Comitato di settore della sanità delle Regioni, Claudio Montaldo, al rinnovo delle convenzioni dei medici e delle farmacie. Sarà quello il vero banco di prova per il rilancio della farmacia.
Guardando invece alla situazione interna al sindacato, recentemente ha vissuto alcuni momenti di fermento, anche in relazione agli episodi di Federfarma Pistoia e Federfarma Treviso; quali sono le considerazioni di Federfarma nazionale al riguardo?
Il sindacato è un organismo democratico che prevede al suo interno delle sedi ben precise per il confronto tra le diverse idee e posizioni degli associati. Una volta approvata a maggioranza una posizione, tutti devono lavorare per raggiungere l’obiettivo prefissato, perché in questa fase complessa l’unità della categoria è molto importante. Il caso Pistoia nasce da un accordo sperimentale, attivato a livello provinciale. Poiché i contenuti dell’accordo non sono stati preventivamente condivisi, l’organizzazione regionale ha sanzionato l’associazione provinciale. A Treviso, invece, alcuni colleghi hanno ritenuto di uscire dal sindacato nazionale creando una nuova realtà associativa, mentre altri colleghi trevigiani hanno peraltro già ricostituito l’associazione Federfarma Treviso, aderente a Federfarma.
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