«Malgrado ad ogni piè sospinto si fa di tutto per dimostrare, leggendo i dati in maniera autoreferenziale, che le parafarmacie sono in crisi, i dati reali dicono esattamente il contrario. È stato un anno di crescita il 2018 per le parafarmacie, che pur tra mille difficoltà e condizioni di mercato avverso, segnano ovunque il segno più». È questo il giudizio del Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), il quale commenta i numeri pubblicati da Assosalute, basati su elaborazioni Iqvia. «Nel comparto dei farmaci d’automedicazione – recita il rapporto rilanciato dal Mnlf – le farmacie registrano volumi di vendita tutto sommato stabili (-0,3%), mentre le parafarmacie presentano volumi in netto aumento (+4,9%) con i corner della GDO che hanno una brusca frenata (-10,7%). Guardando ai valori le cose sono ancora più nette: le farmacie registrano fatturati in aumento (+2,7%), mentre è più robusto l’aumento per le parafarmacie (+7,9%) e forte la contrazione per la GDO (-7,6%)».
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«È del tutto evidente – evidenzia il Mnlf – che la presentazione di dati non segmentati, come fatto recentemente nel rapporto Osmed, si presta ad una lettura superficiale e non del tutto chiara dell’andamento del mercato». Nello specifico, «il mercato delle parafarmacie ha dimensioni ridotte, tuttavia riesce a produrre reddito per migliaia di famiglie, questo è probabilmente dovuto alla presenza del farmacista e al rapporto diretto con il cittadino. Inoltre, è sin troppo ovvio affermare che da una parte la presenza della ricetta nelle farmacie è un traino formidabile, dall’altro le superfici di vendita e gli afflussi nella GDO determinano le dimensioni del mercato, aldilà dell’elevata professionalità dei colleghi che operano negli esercizi di vicinato».
Il Mnlf mette inoltre in luce che «nel 2018 il saldo tra aperture e chiusure delle parafarmacie è negativo a causa del fatto che alcuni colleghi avendo partecipato al concorso straordinario del “cresci Italia” hanno cessato la loro precedente attività per partecipare come socio all’apertura di una farmacia. Aperture che sono decisamente inferiori come numero alle aspettative iniziali». «È arrivato il momento – spiega Vincenzo Devito, presidente del Mnlf – che l’Aifa riprenda in seria considerazione lo switch regolatorio dei farmaci dal regime di obbligo di prescrizione a quello senza obbligo di prescrizione». In tale direzione, «il Cergas dello Sda Bocconi ha effettuato uno studio sul potenziale switch regolatorio di farmaci attualmente con obbligo di prescrizione in Italia e classificati come SOP in almeno uno dei principali Paesi europei tra Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Tale switch genererebbe una riduzione di costi di oltre 1,5 miliardi di euro per il SSN e di e di 1 – 2,1 miliardi per la società nel suo complesso, a seconda degli scenari ipotizzati, con un potenziale risparmio sulla spesa farmaceutica pubblica di 844 milioni di euro. La riduzione dei costi sarebbe essenzialmente derivata dalla riduzione del tempo dedicato dalla medicina generale al paziente con patologie minori e dal paziente stesso per farsi visitare. Dati – conclude Devito – su cui il sistema sanitario nazionale non può permettersi di non riflettere».
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