E’ la prima volta che accetta un posto nel Cda di un’impresa italiana. Dopo tanti no, Ornella Barra, tra le donne più influenti del pianeta, finalmente ha dato la sua disponibilità alle Generali, tra i principali gruppi assicurativi d’Europa. Da quando è arrivato Mario Greco al timone il Leone è tornato a tirare fuori gli artigli e, secondo chi la conosce è stata proprio questa la molla che l’ha spinta a dire si: l’importante lavoro della nuova squadra di vertice e le sfide internazionali alle quali lei stessa può dare un rilevante contributo. L’incarico dovrebbe essere formalizzato domani dall’assemblea. Sessanta anni portati alla grande, Ornella Barra è la lady di ferro della farmaceutica, fondatrice e Ceo della Pharmaceutical Wholesale Division di Alliance Boots, Alliance Healthcare, la divisione più redditizia del colosso inglese. che sotto la sua guida è diventato il numero uno in Europa rivoluzionando il concetto stesso di distribuzione e ora, attraverso una nuova ondata di partnersthip sta conquistando a tappe forzate il mercato Usa e quello cinese. Residente a Montecarlo, con una base gestionale in Uk, Ornella Barra è nata a Chiavari e si è laureata in Farmacia all’università di Genova, nel 1979. Chiavari, cittadina della borghesia bene, salotto culturale, ricca di servizi, in posizione strategica per il commercio, perché piatta, a differenza dei borghi liguri arroccati sul mare e stretti dai monti: l’humus perfetto per la fioritura di attività economiche. Ed è qui che inizia l’avventura che ha portato Ornella Barra al 12mo posto tra le 50 donne più potenti del mondo degli affari internazionali secondo Fortune. Figlia di un imprenditore, è partita gestendo una farmacia che poi ha comprato. Ai tempi era questa l’unica strada per mettere piede nel settore, tra i più “corporativi “, finito più volte sotto la lente dell’Antitrust. Ancora oggi il nostro è uno dei mercati meno elastici, dove tuttavia il colosso britannico è riuscito ad affiliare 900 farmacie sotto il marchio Alphega, non un franchising, ma una formula a pacchetti di servizio, dal marketing all’arredamento. Attenta ai temi della salute ma con il pallino dei bilanci e del marketing, Barra nel 1984 fonda una società di distribuzione, la Di Pharma, con sede a Lavagna. Il primo passo verso la ricerca di un modello più efficiente di distribuzione che presto la porta all’incontro che segna la sua vita: quello con Stefano Pessina, azionista e manager della Boots, al 189mo posto della classifica di Forbes dei Paperoni del mondo. E’ il 1986. «Venne da me in cerca di un alleato e lo trovò. Mi pareva di specchiarmi nei suoi progetti», racconta alla stampa Pessina. Nato a Pescara, laureato in Ingegneria a Milano, Pessina aveva creato Alleanza Salute Italia, una catena di farmacie a Napoli e dintorni. Di Pharma, subito dopo l’incontro, entra in Alleanza Farmaceutica. Un matrimonio d’affari che suggella anche un sodalizio d’affetti che ancora oggi unisce Barra e Pessina. Da allora ne hanno fatto di strada insieme. Lui, lo stratega delle grandi alleanze globali, ha collezionato brand e compagnie arrivando a creare un impero globale. Lei, la mente operativa, ha saputo inventare nuove formule, nuovi business. Salute oggi non è solo l’antibiotico o l’aspirina, ma un più ampio concetto di wellness. Per capirlo, basta entrare in uno degli store “well experience” della Walgreens, la più grande catena di farmacie degli Usa, con la quale nel giugno dello scorso anno Alliance Boots si è fusa. Tecnicamente è Walgreens che ha comprato Alliance Boots. Ma la partnership è avvenuta anche attraverso uno scambio di azioni, cosi Barra e Pessina attraverso Walgreens continuano a controllare Aliiance Boots. A giugno aprirà i battenti il nuovo flagship , negozio bandiera, della Walgreens all’interno dell’Empire State Building di New York. “Una rivoluzione nella vita quotidiana”, scrive la stampa americana: un drugstore che oltre a medicine e integratori, ospita un centro di bellezza, uno per i cibi freschi salutistici -sandwich, insalate e altro- addirittura un distributore con 130 diverse varietà di Coca-Cola, caffè di varie tipologie, persino yogurt surgelato, in pieno boom negli Usa. Aperto 24 ore al giorno, lo store ha una divisione servizi sanitari, che oltre a una serie di test, prevede anche un chiosco per i raggi X self-service. E’ l’emblema dell’impresa globale “beauty-health”, di cui Walgreens/Alliance Boots vuole diventare il numero uno. Walgreens, quotata a Wall Street, ha pagato 6,7 miliardi di dollari in cambio del 45% di Alliance Boots e ha l’opzione per comprare le rimanenti azioni entro due anni. L’accordo, in due tappe, vede Ornella Barra ricoprire un ruolo chiave nello sviluppo e implementazione dell’operazione. I giornali inglesi sono già partiti all’attacco, dando voce ai timori che con questa acquisizione sparisca definitivamente il marchio Boots, un pezzo di storia della Gran Bretagna, come i cab, le cabine rosse del telefono e i bus a doppio piano. Se la scritta bianca su sfondo blu di Oxford Street, a Londra, dovesse sparire, è come se morisse un’istituzione. A metà Ottocento un agricoltore, John Boots, decide di mettere in vendita i suoi rimedi a base d’erba: per gli operai e i cittadini più poveri di Nottingham diventa la medicina low cost. Dalle erbe, alle medicine, fino alla linea No 7 di cosmetici: attraverso generazioni Boots è diventata una catena gigantesca finché nel 2006 è stata comprata da Alliance Unichem, il polo creato da Barra e Pessina attraverso il palinsesto di acquisizioni realizzate nel tempo. «La Boots non si limiterà a sopravvivere, ma crescerà», si è affrettato a dichiarare a più riprese Pessina. Boots, un tempo quotata a Londra, nel 2007 è stata delistata da Pessina in partnership con il fondo di private equity Kkr. E’ stato il primo caso di buyout di un titolo del Ftse 100. Il buyout è avvenuto attraverso una società veicolo, la Abb Acquisition Limited. Lo spostamento della sede fiscale in Svizzera già allora aveva scatenato molte proteste, del fondo pensione della Boots, ma anche di un’associazione che si batte contro “le evasioni di tasse legalizzate”. Un’operazione a leva, con forte indebitamento. Da alcune fonti il debito risulterebbe più che dimezzato. Ma alcuni analisti si chiedono, invece, come farà Walgreen a metabolizzare il carico di debiti. La cosa certa è che in trent’anni il business messo in moto da Barra e Pessina è sempre cresciuto in modo esponenziale. E le azioni di ABC, AmerisourceBergen Co, colosso della distribuzione del nord America, sono schizzate in alto dopo la partnership siglata quest’anno con Walgreen: Goldman Sachs ha rialzato il rating di Abc a “buy” e il target price da 52 dollari a 61 in previsione dei ritorni che potrà generare l’alleanza. Un trend tutto in salita. Anche per il futuro. Secondo The global of Medicines: outlook trhough 2016, di Ims, Institute for Healthcare Informatics, la spesa annuale in medicine salirà da 956 dollari del 2011 a 1,2 migliaia di miliardi nel 2016, trainata in particolar modo dai paesi emergenti. Alliance Boots/Walgreens è già in pole position. Nel 2008 ha comprato il 50% della Guangzhou Pharmaceutical, tra i grandi distributori cinese. E lo scorso anno ha rilevato il 12% della Nanjing Pharmaceutical, quotata a Shanghai. Una rete di alleanze messe a frutto da Barra facendo la spola col business jet aziendale tra 25 paesi. Si racconta che non riesca a dormire più di due notti nella stessa città. Il poco tempo libero lo dedica a impegni di beneficenza, soprattutto legati alla lotta contro il cancro. E si riposa visitando mostre e camminando all’aria aperta. Niente feste o vita mondana. Ma non manca mai a Davos, il forum sull’economia mondiale, né a Cernobbio
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Paola Jadeluca
La Repubblica – Affari Finanza – N.15 – 29 aprile 2013
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